Credo ancora oggi che li stia la vera, faticosa risalita di una società verso l’equità sociale, la sburocratizzazione, la meritocrazia, la tutela dei diritti civili ed umani, insomma il vero riformismo necessario; quel luogo che, come diceva Thomas Paine padre dell’indipendenza degli Stati Uniti d’America “è abitato dal buon senso comune ed è perciò destinato a diventare rivoluzionario”.
Questo Pd unico soggetto politico che non è leaderistico nel nome e nel simbolo ma che è talmente responsabile da accollarsi oneri non suoi, quando la convenienza starebbe da un’altra parte, che incarna il cambiamento nel metodo con le primarie e che il riformismo, ovvero il buon senso rivoluzionario, ce l’ha nel suo DNA.
Insomma questo Pd che da più parti viene dipinto come “partito democratico” più per statuto e dichiarazioni che per sostanza di scelte e sistema, tanti difetti ha ed avrà, ma certo non si è negato in questo tempo il ruolo più difficile ovvero quello di pungolo costruttivo per il bene di un Paese sempre più povero ed incerto nel cammino, al punto da rinunciare ad una vittoria facile con la caduta di un Governo fantoccio, per sostenere con non poche difficoltà un governo di emergenza nazionale che certo per composizione e scelte, di centrosinistra non si può considerare.
Ora la scommessa più importante è alle porte, comprendere come da queste elezioni dove abbiamo vinto in luoghi incredibili come Feltre e Belluno o con risultati eclatanti come a Silea sia stato premiato il coraggio di scelte chiare, di una rigenerazione vera, che ha messo in campo uomini e donne che si impongono insieme per autorevolezza e un nuovo passo, di cui vi è grande bisogno. Mi parrebbe necessario maggiore onestà di giudizio, però, perché non si può convenire che il Paese passi da un messia ad un altro messia, quando è di testimoni che abbiamo bisogno e non di illusioni.
Apriamo dunque noi dirigenti politici le porte di un grande partito come il PD che è nato per governare cambiando un sistema malato, con la volontà di inserirvi i giovani e positivi talenti che stanno fuori, ad osservare le prossime mosse, sapendo che possono dare un notevole contributo allo sforzo da compiere insieme. Impariamo tutti, coloro che hanno vinto e coloro che hanno perso la lezione che arriva da queste elezioni amministrative, dove il rinnovamento è la vera necessità. Mi piacerà comprendere se cambieremo finalmente gli uomini che li rappresentano più che i nomi dei partiti storici, esattamente come avviene nei Paesi davvero più democratici.
Laura Puppato
Capogruppo PD Consiglio Regionale Veneto
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