23 maggio 2012

"C'è bisogno di politica"

Prendo spunto dalle recenti amministrative per condividere alcune riflessioni sulla politica, e in particolare su quella attuale e italiana.
Liquido in fretta i risultati di queste elezioni: i partiti sono in difficoltà, tra questi resistono quelli dell'ormai ex terzo polo e del centro-sinistra, crolla il centro-destra. Dico che i partiti, chi più chi meno, sono in difficoltà, perchè in termini assoluti tutti subiscono una flessione (come si intuisce facilmente guardando l'astensione). Grillo raccoglie una parte significativa di questo disagio, ma moltissimi stanno direttamente a casa. Cosa penso di questi risultati spero lo si possa capire da cosa scriverò in seguito.
Ho modo di avere confronti televisivi con persone che non conosco, ma anche di parlare con amici, in tutte queste occasioni colgo una sincera rabbia. Dico rabbia perchè spesso inibisce la razionalità e talvolta i riferimenti deficitano di numeri, ossia si riportano riflessioni altrui senza preoccuparsi di vedere se sono semplici impressioni o hanno qualche fondamento oggettivo: se confermano e ribadiscono le personali impressioni si riportano perchè si pensa che sicuramente siano veritiere.

La rabbia che vedo è nei confronti della condotta etica della classe politica, e sia ben chiaro, ritengo che sia fondata. Una serie di problemi (tanto per citarne alcuni gli stipendi, i vitalizi e i rimborsi elettorali) sono di lunga data. Oggi in parte si stanno affrontando (sempre per citare alcuni risultati ricordo l'abolizione dei vitalizi col passaggio al sistema contributivo e il dimezzamento della rata di luglio del finanziamento ai partiti). Troppo poco? Sì, è vero, ma è anche vero che quello che si sta facendo (ho citato qualcosa, si sta facendo anche altro) non è noto ai molti. Questo è un primo problema: se la rabbia spesso impedisce di vedere cosa si sta facendo, figuriamoci se permette di ragionare lucidamente sul da farsi. Perchè succede questo? Perchè si è aspettato troppo, ma siccome non si può tornare indietro nel tempo prendiamo atto di quanto si sta facendo (e si è fatto). Cosa ancora resta da fare? Di sicuro molto! Per riassumere e semplificare forse anche troppo, togliere la forfettarietà: ossia nel caso delle ritribuzioni degli eletti dividere nettamente lo stipendio dalle indennità, liquidando queste ultime solo a fronte di prove di avvenuta spesa, mentre per quanto riguarda i rimborsi elettorali chiarire cosa devono andare a coprire e legare anche questi a vincoli dimostrativi. Discutiamo anche dell'ammontare della spesa, ma non tralasciamo la qualità della stessa.

Ora passiamo a tutto il resto. Quando appunto mi confronto con altri prima di tutto indipendentemente dal tema di partenza si cade quasi sempre nel tema dell'antipolitica, ossia c'è scarso interesse per tutto il resto, secondo si cercano solo risposte a breve termine. E mi chiedo, come mai? Il perchè si cada spesso sulle questioni dell'antipolitica l'ho già scritto prima, il perchè si cerchino sempre risposte a breve termine è un mix tra l'attuale situazione economica (riesce difficile pensare al dopodomani se non sai nemmeno come farai domani, e per un buon numero di persone questo problema esiste) e una scarsa lungimiranza politica genere (è un problema che a mia memoria, ho 23 anni, abbiamo sempre avuto).

Motivazioni a parte, questo atteggiamento è un problema, chiunque ci accompagnerà fuori da questa situazione, lo farà solo se avrà lungimiranza e se saprà prendere decisioni che daranno effetti sul lungo termine: a forza di ragionare sull'immediato ci siamo ridotti in questo stato, meglio non ripetere.
La mancanza di idee che ho appena denunciato trova ulteriori conferme se guardiamo il quadro politico attuale: per un ventennio sono cresciuti e hanno avuto primaria importanza tra gli altri due partiti, PDL e Lega Nord. Sono quelli che hanno subito un crollo, che definirei, quasi letale e lo hanno subito in concomitanza del crollo dei loro due leaders (gli stessi che hanno dalla loro nascita). Partiti che hanno fondato i loro programmi più sulle “personalità del capo” più che sulle idee e che spesso si trovavano per questo a rincorrere le mode passeggere. Se così non fosse stato affronterebbero la normalità del passaggio del testimone senza simili danni, perchè le idee camminerebbero indipendentemente dai nomi di chi le esprime. É un dato che partiti che meglio hanno resistito all'onda d'urto sono i partiti che nascono sul solco di un pensiero politico, e con questo non voglio dire che bisogna restare fermi su posizioni vecchie, bisogna anzi rielaborare, evolvere il pensiero, ma bisgona che ci sia qualcosa da rielaborare e che quindi ci sia confronto. E mi spiace, questo non lo ritrovo nemmeno nel Movimento 5 Stelle.

Di cosa c'è bisogno? Di politica! Quando vedo pagine e pagine dedicate alla vita dell'escort di turno, o articoli su articoli che discutono e riflettono su ogni singola spesa del figlio di Bossi sinceramente mi prende la tristezza. Va bene certamente riportare anche queste notizie, ci mancherebbe altro, ma non è possibile che ci sia solo questo. Ribadisco che c'è bisogno di politica, e aggiungo di partiti. Si non è una bestemmia, oggi tutti (tranne il mio partito, il PD) amano chiamarsi movimento. Premesso che mi sfugge la definizione di movimento, non mi faccio problemi a dire che ci vuole una struttura organizzativa e che occorre determinare degli organismi dirigenti: non conosco alcuna realtà di successo (sia un'azienda, un'associazione o quantaltro) presente su tutto il territorio nazionale o oltre, in cui ciò non accada. Questo non significa avere tutti politici che fanno quello tutta la vita (qualcuno può starci, ma si è vero, abbiamo troppi politici di professione, che siano in assemblee elettive o piazzati nel CDA di turno).

Spero che finalmente questo paese ritrovi la forza di pensare, di riflettere, sia insomma un po' meno emotivo. Non che diventi apatico ma che sia in grado di ragionare e di pensare al suo futuro, non c'è bisogno di eroi e si può migliorare si, ma passo dopo passo. Contemporaneamente non si può pensare di fare errori per anni e anni e poi credere di poterli risolvere in qualche giorno. Magari la prossima volta sarà il caso di fermarsi e cambiare direzione prima di arrivare sul bordo del precipizio, ma questa sarà, spero, un'altra storia.

Federico Bettin
Direttivo PD Monselice

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