27 aprile 2012

La Società Operaia sollecita il Comune sull’ex cinema Roma

Una storia lunga trent'anni. Quella di un progetto che non è mai decollato e rischia di non vedere mai la luce. A metterla nero su bianco è la Società Operaia, che sulla vicenda dell'ex Cinema Roma ha preparato addirittura un dossier. Nel mirino, il rifiuto dell'amministrazione comunale (l'attuale, ma anche quelle che l'hanno preceduta) di concedere una variante per dare la possibilità di costruire anche appartamenti. Dall'anno in cui sull'ex cinema si abbattè l'ordinanza di chiusura, il lontano 1983, tante le richieste, tanti i passaggi burocratici, ma ancora niente di concreto.
Nell'agosto dello scorso anno, il consiglio comunale ha approvato il piano di recupero per l'area: prevede al piano terra una sala ad uso pubblico, ai piani superiori degli uffici. Ma per la Società Operaia il vero scoglio è un altro: la necessità di poter realizzare anche degli appartamenti, più appetibili sul mercato. «Se ottenessimo la destinazione residenziale per una parte dell'edificio» spiega Ferdinando Frizzarin, presidente dell'ente mutualistico «potremmo stipulare alcuni preliminari e coprirci le spalle, dato che per sostenere l'investimento ci troviamo nell'assoluta necessità di alienare una parte dell'immobile. Non potendo farlo, il tutto resta bloccato, perché nessuna banca finanzia un'opera da 3 milioni di euro senza avere le adeguate garanzie». La goccia che ha fatto traboccare il vaso, e ha spinto i membri della Società Operaia a questo pubblico sfogo, è stato il silenzio dell'amministrazione comunale negli ultimi mesi. «Il 23 febbraio scorso, dopo nostra richiesta, abbiamo avuto un incontro con il sindaco Francesco Lunghi e i capigruppo consiliari» racconta Frizzarin. «Abbiamo messo in chiaro la nostra richiesta di una variante: per la Rocca, il revamping, Monselice Uno si è fatto di tutto, possibile che non si riesca a risolvere la nostra situazione? Il sindaco s’è impegnato a conferire a un legale, l'avvocato Domenichelli, l'incarico di studiare la vicenda. E a darci una risposta entro 30 giorni». Sono passati due mesi...

dal Mattino di Padova

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