Monti che conquista gli Stati Uniti, con la copertina di Time e il lungo e positivo colloquio con il Presidente Obama, e' l'ultima rappresentazione, in ordine di tempo, di quanto sia cambiata e probabilmente destinata a cambiare la politica italiana e il ruolo del nostro Paese in Europa e nel mondo. Obama e' interessato ad un'Europa che metta finalmente in agenda la crescita e l'Italia guidata da Monti, con le riforme strutturali messe in cantiere sul piano interno, e' l'interlocutore ideale, per credibilità e affinità di vedute. La crisi europea non e' risolta ma ora il nostro Paese può davvero tirare un sospiro di sollievo e combattere per spingere l'Europa a dare risposte più adeguate.
Man mano che Il Governo Monti prosegue la sua azione diventa più evidente che non siamo in presenza di una parentesi. Questo ripropone la domanda di cosa sarà il Pd dopo questa esperienza. Noi pensiamo che molto dipenderà da come sapremo sostenere il Governo nello sforzo di cambiare l'Italia, per farla uscire più forte e più equa dalla crisi.
Le contraddizioni e le insidie di questa fase sono evidenti: l'Esecutivo deve mediare, trovare soluzioni che abbiano il consenso anche del centrodestra, le riforme che vanno fatte sono complesse e toccano molti interessi particolari che si "ribellano", la crisi economica e sociale ha reso sempre più aspre le diseguaglianze, i toni e le gaffe comunicative in cui e' incorso nelle ultime settimane più di un esponente di Governo a proposito dei problemi del lavoro hanno giustamente creato irritazione, il distacco tra la politica e i cittadini e' sempre più grande anche a causa di fenomeni inaccettabili di malcostume e corruzione...
In questo quadro due punti mi sembrano chiarissimi. Il primo: non possiamo guardare al Governo Monti con diffidenza e magari metterci a bordo campo a fischiare i falli. La sfida e' sulla qualità delle riforme, e' sui contenuti e sull'equità sociale. Un conto e' spingere il Governo a correggere gli effetti sociali più pesanti delle misure di rigore, come abbiamo fatto e come giustamente stiamo facendo sulle pensioni. Altro e' assumere un atteggiamento di conservazione del sistema di welfare che c'e', le cui lacune e insufficienze sono sotto gli occhi di tutti. La partita del mercato del lavoro, sul quale e' aperto il confronto con le parti sociali, e' cruciale e noi dobbiamo e possiamo essere protagonisti per un nuovo patto sociale che metta davvero al centro il futuro, le nuove generazioni. Sul mercato del lavoro così come sulle liberalizzazioni e le misure per la crescita.
Il secondo punto: il Pd deve essere il partito delle riforme istituzionali e politiche, dare priorità assoluta alla riforma elettorale, lavorare per rilanciare il ruolo dei partiti attraverso una rigenerazione della politica, della partecipazione democratica, della trasparenza. Riforma del bicameralismo, nuova legge elettorale, riforma dei regolamenti parlamentari, attuazione dell'articolo 49 della Costituzione sulla vita interna dei partiti. Questa agenda per noi deve essere tanto importante quanto quella delle misure per il lavoro e lo sviluppo. L'Italia per ripartire ha bisogno di crescita e ma anche di un sistema politico e istituzionale più efficiente. Il confronto di ieri tra Franceschini e Cicchitto ci dice che lo spazio per le riforme può esserci e che l'occasione non va sprecata.
In conclusione: e' nel vivo di questa fase politica nuova, e per molti aspetti eccezionale, che il Pd può mostrare e consolidare il profilo di un partito riformista, di centrosinistra. C'e' uno spazio nuovo e una ricerca da fare, di fronte al fallimento catastrofico delle ricette della destra liberista, per le forze progressiste in Europa e nel mondo? Certo che si'. Non per "tornare" alla socialdemocrazia, come qualcuno sembra suggerire. Ma per reinterpretare in forme e contenuti nuovi gli ideali e i valori di eguaglianza, di giustizia e solidarietà che abbiamo ereditato sia dalla tradizione del socialismo democratico che da quella del cattolicesimo popolare. E per arricchire il campo progressista su scala internazionale di un'esperienza e di un'elaborazione originale.
Marina Sereni (deputata PD)
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