9 gennaio 2012

Revamping Italcementi. La riflessione continua

Riceviamo e pubblichiamo questo intervento interessante di Francesco Miazzi.

Indipendentemente dal responso del prossimo Consiglio di Stato del 17 gennaio sul Revamping di Italcementi, abbiamo tutti l’obbligo di reinterrogarci per capire quali possano essere le scelte migliori per il futuro dei nostri figli e di questo territorio. Gli spunti che intendiamo portare all’attenzione sono il frutto di riflessioni e ragionamenti collettivi che non hanno la pretesa di essere imposti come verità insindacabili.

1) A Monselice si contano 7.712 addetti nei vari comparti. Ora, dando per buoni i numeri aziendali e sindacali che parlano per Italcementi di circa 250 tra addetti diretti e indiretti (cifra che andrebbe realisticamente dimezzata), stiamo parlando del 3,2% (realisticamente meno del 2%) degli addetti impiegati nel Comune di Monselice. E gli addetti a regime dopo il Revamping potrebbero ulteriormente diminuire. Se per un momento evitiamo tutti di fare demagogia, salvo riconfermare un aspetto ampiamente condiviso da tutti, e cioè che ogni posto di lavoro è importante, e dietro ogni posto di lavoro c'è una famiglia, abbiamo un riferimento realistico dell'entità numerica su cui ci siamo profondamente divisi e su cui si gioca il futuro di questo territorio.


2) Nei dati forniti dall’Aitec (Associazione italiana tecnico economica cemento di Confindustria), si evince che la produzione di cemento in Italia si è ridotta circa del 30%, passando dai 48 milioni di tonnellate del 2006 ai 34 milioni di tonnellate nel 2010. Un calo riconfermato nelle relazioni trimestrali del 2011. Anche se dovesse esserci una ripresa, tutti sappiamo che non è più raggiungibile e nemmeno auspicabile, una produzione e un utilizzo così intensivo dei livelli pre-crisi, poiché nel Veneto si sono raggiunti livelli di consumo di cemento pari a 1100 Kg abitante/anno contro una media europea di 400 kg abitante/ anno.
Nell’analizzare questi dati, il Presidente di Aitec, proprietario dei cementifici di Fanna (PN), Este e recentemente dell'ex Radici di Monselice, lamentando che in Italia la sostituzione calorica dei combustibili fossili con quelli alternativi, raggiunge solo l'8%, ha esternato la sua ricetta, citando le percentuali molto più elevate presenti in alcuni paesi europei: sfruttare nelle cementerie un'importante fonte alternativa quale il combustibile da rifiuti.
E' chiaro a tutti che non ci troviamo di fronte a nessuna "fuorviante propaganda dei Comitati", ma a una precisa strategia dell'industria del cemento, che rischia di travolgere il nostro territorio dove sono presenti tre cementerie, che è bene ricordarlo, pur utilizzando rifiuti, godono di limiti di emissione anche di 10 volte superiori a quelli degli inceneritori.
Di converso, il territorio si troverebbe a fare i conti con altri 30 anni d’insediamenti produttivi ad alto impatto ambientale, il rischio dell'utilizzo dei rifiuti come combustibile e sostitutivo alla materia prima.
3) Responsabilmente siamo altrettanto motivati a dare il nostro contributo per delineare i percorsi per uscire dalla crisi in modo responsabile e coerente con la nuova vocazione del territorio.
Da parte nostra abbiamo già tentato di abbozzare proposte alternative, ma la praticabilità anche di buone idee, presuppone un impegno trasversale, politico e sociale. Per questo vogliamo cogliere i segnali di apertura che stanno arrivando dalla nuova gestione del Parco Colli, nell'attesa che ciò si concretizzi con il rilancio dell'accordo di programma, prematuramente cestinato dalla precedente Presidenza. Il coinvolgimento di Ministero Ambiente e Attività Produttive, Provincia, Regione, Aziende e Sindacati potrebbe avviare il percorso per le cementerie previsto dal Piano Ambientale, capace di tenere insieme l'interesse di tutti.
Se dovesse affermarsi la volontà di discutere in questa direzione, con il coinvolgimento dei GAL (Gruppi di Azione Locale), il territorio e la componente politica che lo amministra potrebbero con forza avanzare progetti sostenibili dalla Comunità Europea, tra i quali quello di "Orizzonte 2020", con programmi di finanziamento che partono dal 2014.

Francesco Miazzi – Consigliere Comunale di Monselice

1 commento:

  1. Il 17 gennaio il Consiglio di Stato si pronuncerà sul destino del revamping Italcementi. L'assessore provinciale e consigliere comunale di Monselice Fabio Conte, da sempre favorevole al progetto della multinazionale, denuncia l'ipocrisia che c'è sul tema del lavoro. «Quando accadono tragedie che vedono come protagonisti piccoli imprenditori ed artigiani, tutti sono pronti a profondersi in solidarietà, commozione, a fare grandi discorsi sulla necessità di aiutare le imprese. - commenta -Quando ci sono aziende piccole e grandi che chiudono e licenziano decine e decine di operai, la scena si ripete. La logica conseguenza di questo atteggiamento dovrebbe essere che quando un’azienda vuole investire nel territorio, portando fatturato per le imprese dell'indotto e il mantenimento (se non lo sviluppo) dei posti di lavoro, il territorio cerca di aiutarla». Ma, evidenzia l'assessore, nel caso di Italcementi è andata in tutt'altro modo. «Si è sviluppata una larga campagna da parte di una minoranza di ambientalisti, che ha trovato sponda in alcuni sindaci del territorio, sfociata come sempre nelle aule dei tribunali. - critica Conte - Nonostante tutti gli organi preposti si siano espressi in maniera positiva sul progetto basta un ricorso per bloccare tutto. In questo momento non possiamo proprio permetterci di mettere in fuga anche chi nel nostro territorio vuole investire». Il consiglio di Stato dovrà decidere se accettare il ricorso di Italcementi contro la sentenza del Tar, che ha bocciato il progetto classificandolo non come semplice adeguamento dell'impianto esistente bensì come nuova costruzione. A fianco della multinazionale e a sostegno del progetto ci sarà il Comune di Monselice. A questo proposito il sindaco Francesco Lunghi nelle scorse settimane ha dichiarato: «Non è una novità che il Comune di Monselice sia a favore di questa operazione. Mi sembra il minimo che un Comune, che si vede impugnare un proprio atto, ricorra nelle sedi previste per difendere la sua decisione». (sul Gazzettino)

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