Cambiare la legge istitutiva del Parco Colli, per scavalcare la sentenza del Tar e rendere possibile il revamping Italcementi. E' l'ipotesi che inizia a serpeggiare nel mondo politico, dopo il caso, per molti versi affine, della centrale a carbone di Porto Tolle. Anche quella, stoppata da una sentenza del Consiglio di Stato, perché contrastante con la legge istitutiva del Parco del Delta del Po. Quel che il Consiglio regionale, su imput della Giunta, si prepara a fare è cambiare la legge del parco: la centrale non sarebbe più incompatibile e i lavori potrebbero prendere il volo. Tentare la stessa operazione anche per il revamping, è quel che auspica il consigliere regionale dell'Udc Stefano Peraro, sulla stessa linea dell'assessore provinciale Fabio Conte.
«Lo stesso principio metodologico, aggiornare cioè le norme ambientali che tutelano i parchi, potrebbe essere utilizzato modificando la legge che istituisce il parco regionale dei Colli Euganei - afferma Peraro - per consentire la realizzazione del revamping nello stabilimento Italcementi. Un altro progetto fermo da tempo che, se bloccato, rischia di far perdere molti posti di lavoro». «Il caso di Porto Tolle - continua Peraro - fa capire che se si vogliono modificare le leggi si può. Allora perché non si applica questa procedura per modificare la legge istitutiva del Parco o l'articolo 19 del Piano ambientale?». Contrario il consigliere comunale di opposizione Francesco Miazzi. «La prassi inaugurata dal berlusconismo - ribatte - cioè quella di cambiare le leggi in base alla convenienza personale, si sta estendendo ai nostri territori e sta rilanciando l'entusiasmo dei piccoli politici locali». «Prima si sostiene che un determinato intervento è «migliorativo e legittimo», poi di fronte ai pronunciamenti inequivocabili della Magistratura, si passa dal tentativo di imporre opere fuorilegge... al cambiamento delle leggi. E' una logica bestiale, la stessa che ha fatto innalzare il livello di atrazina per rendere l'acqua potabile». Miazzi mette in guardia i cementieri sul rischio di scorciatoie: «Aspettiamo segnali di apertura da aziende e sindacati per un confronto su quell'accordo di programma previsto dal Piano Ambientale, per cercare l'interesse di tutti». 26 giugno 2011
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