Come aveva già annunciato, il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini va avanti sul tema dell’uso dei Combustibili Solidi Secondari (CSS) nei cementifici, firmando il Decreto ministeriale che mira a fa uscire alcune tipologie di CSS dalla disciplina dei rifiuti, in modo da poterli impiegare negli impianti industriali. Il decreto, che aveva avuto il via libera dal Consiglio di Stato il 21 giugno 2012, sarà a breve pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore dal prossimo 29 marzo.
Lo schema di decreto stabilisce le condizioni alle quali alcune tipologie di CSS cessano di essere rifiuti speciali e sono da considerare un prodotto, attuando l'articolo 184-ter, del Decreto legislativo 152/2006, "Cessazione dalla qualifica di rifiuto". Il testo pone un limite al tipo di CSS da usare e sul tipo di impianti, in particolare determinati cementifici e centrali termoelettriche.
Dopo il parere negativo, ma non vincolante, della Commissione Ambiente della Camera, contro l’utilizzo dei CSS si sono sollevate critiche e proteste dalle associazioni ambientalista, in particolare dai promotori della strategia “Rifiuti zero”. Il Ministro Clini, dopo aver difeso la scelta, spalleggiato anche dagli incoraggiamenti europei, ha risposto alle critiche spiegando come “I decreti fisseranno regole più rigorose e stringenti”.
L’uso di CSS, ha sottolineato Clini, fa scendere le emissioni dei cementifici perché “il combustibile alternativo ricavato dai rifiuti sostituisce il ben più inquinante pet-coke ricavato dai residui delle raffinerie”. Il ministro ha poi precisato che nei forni da cemento non è possibile incenerire le “ecoballe” o rifiuti urbani non trattati, perché non compatibili con il processo di produzione e con la qualità del cemento. “I controlli sulle emissioni sono rigorosi e sono condotti in tempo reale. I dati sono pubblici e vengono consegnati alle autorità. L’uso di combustibile alternativo da rifiuti nei cementifici, inoltre - ha concluso Clini - consente di ridurre il fabbisogno di nuovi inceneritori, soprattutto nelle regioni che non hanno una rete adeguata di smaltimento”.
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