6 giugno 2012

In approvazione il piano socio sanitario 2012-16 della Regione Veneto

Tra pochi giorni il Consiglio regionale sarà chiamato ad un appuntamento tra i più importanti dell'intera legislatura, quello del confronto in aula e dell'approvazione del nuovo Piano socio-sanitario. Un traguardo che il Pd ha posto tra le priorità fin dal settembre 2010, visto che in Veneto la programmazione di questo settore delicatissimo si trova ferma da quasi 15 anni.
Dopo le audizioni e la fase di discussione in commissione è possibile individuare fin da ora i punti salienti di un provvedimento che in parte ha adottato gli indirizzi proposti dai consiglieri democratici.


A partire dalla definizione della dimensione ottimale delle Ulss, pari a 200-300 mila abitanti salvo i territori con particolari specificità come le aree di montagna, la laguna ed il Polesine. Quindi la questione riguardante i meccanismi di valutazione sul lavoro svolto dai direttori generali, un compito che spetterà non solo alla Giunta ma anche dalla commissione per la programmazione e dalle Conferenze dei sindaci. Un fatto che importante, che garantisce maggiore efficienza nell'organizzazione dei servizi territoriali.

Sempre in quest'ottica, tra le più importanti novità del Piano c'è l'introduzione delle schede di dotazione territoriale, indispensabili per programmare le strutture e i servizi. Verranno approvate contestualmente alle schede ospedaliere.

Da sottolineare poi il mantenimento del ruolo del direttore del sociale, così come l' introduzione del merito per la nomina e la conferma dei primari.

E' stata insomma aperta una strada di maggiore trasparenza, elemento che si ritrova anche nell'obbligo di pubblicazione dei bilanci da parte di tutti quei soggetti che ricevono finanziamenti sociosanitari.

Non da ultimo, oltre all'impegno per investire più risorse nell'ambito dell'informatizzazione e dell'alta tecnologia, tra le richieste del Pd che hanno trovato spazio in questo Pieno, il fatto che i centri servizi per anziani entreranno nella filiera assistenziale del territorio: potranno diversificare le loro attività in accordo con le Ulss e i Comuni e contenere nuclei di strutture intermedie.

Restano tuttavia aperti alcuni nodi che ci trovano fortemente critici nei confronti della Giunta e della maggioranza di centrodestra. Quello centrale fa riferimento alla eccessiva libertà di scelta nell'applicazione delle linee guida del Piano. La rete di emergenza-urgenza non è chiaramente definita e manca ad esempio l'indicazione di quali ospedali verranno riconvertiti in strutture intermedie, ospedali di comunità o monospecialistici.

Analogamente vi sono scarsissime indicazioni per potenziare la rete dei servizi di riabilitazione: si vogliono affidare ai privati? Le altre pesanti lacune riguardano la programmazione senza innovazione negli ambiti della disabilità, della salute mentale, dell'infanzia, della famiglia, dell'adolescenza, degli anziani e delle dipendenze.

Siamo costretti insomma a denunciare una carenza di fondo nella capacità di definire in modo preciso i servizi, cosa grave se pensiamo anche ai livelli essenziali di assistenza sociale, per non parlare della fumosità circa i criteri per il finanziamento delle Ulss e delle aziende.

Luci ed ombre dunque: cercheremo in sede di Consiglio di raddrizzare una rotta che al momento non assicura al nostro sistema socio-sanitario una navigazione su acque sicure.

Claudio Sinigaglia
Consigliere regionale Pd - vice presidente commissione socio-sanitaria.

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