27 maggio 2012

Il Pd: «Corruzione e riciclaggio primati negativi del Veneto»

La camorra ha allungato le mani sul Nordest e ha scelto il Veneto come terreno prediletto degli affari illegali. L’allarme lanciato dalla Dia nella sua relazione annuale e consegnato al parlamento trova, giorno dopo giorno, conferme sempre più concrete nelle inchieste avviate dalla Procura distrettuale antimafia di Venezia. Non c’è solo il caso Aspide, con la finanziaria di Padova che prestava soldi a tassi d’usura a 103 imprenditori con l’acqua alla gola per i debiti accumulati. Un’inchiesta finita in tempi molto rapidi sui banchi del tribunale, grazie alla collaborazione avviata da tre imprenditori che si sono ribellati allo strozzinaggio. E hanno raccontato agli agenti della Dia i pestaggi subiti dai boss dei clan della camorra che prima di passare all’incasso delle somme, «torturavano» con calci e pugni le loro vittime. Che la situazione sia preoccupante lo conferma anche il summit che si è tenuto nella sede regionale del Pd: da Roma è arrivata Laura Garavini, capogruppo alla Commissione Antimafia, eletta in Germania dopo la strage della ’ndrangheta a Duisburg. Alessandro Naccarato, deputato Pd, nella sua relazione ha sottolineato i fattori di novità. Uno su tutti: il boom dei reati di corruzione e concussione, che la Dia per la prima volta considera indicatori della presenza della criminalità organizzata.
In Veneto il numero di persone denunciate per corruzione passa da 3 (dato II semestre 2010) a 69 (I semestre 2011); nello stesso periodo le persone denunciate per concussione passano da 4 a 23. A livello nazionale il Veneto annovera un numero di denunce per corruzione minore solo a Campania (117), Sicilia (111) e Lombardia (88); mentre per concussione risultano denunciate più persone solo in Campania (54), Sicilia (38), Puglia (28) e Lazio (24)». «Le indagini della magistratura confermano, infine, che «l'agire mafioso trova nel tessuto politico amministrativo corrotto facili spazi di penetrazione e possibilità di rapida attuazione dei propri disegni imprenditoriali». Eppure in Veneto camorra, n’drangheta e mafia tendono a evitare condotte «pericolose», tali da provocare allarmi sociali o senso di insicurezza. «L’interesse principale dei vertici di queste organizzazioni è la collocazione di referenti in grado di svolgere una molteplicità di ruoli e funzioni: dalla costruzione della rete di accoglienza per latitanti e pregiudicati, al supporto diretto e indiretto nello smercio di sostanze stupefacenti», afferma Naccarato. «Una volta consolidato tale ambito, i sodalizi mafiosi provvedono ad avviare (col supporto finanziario dei clan di origine) attività commerciali di varia natura, spesso grazie all’appoggio di imprenditori e professionisti locali (commercialisti, consulenti fiscali, notai) che collaborano alla costruzione di assetti societari atti a “ripulire” i capitali illeciti. A riguardo risulta sintomatica l’indagine “Adria Docks”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo che nel 2008 ha portato all’arresto di Marcello Trapani, avvocato del clan «Lo Piccolo», accusato di essere il tramite nel tentativo di riciclaggio dei proventi illeciti attraverso un investimento immobiliare di 8 milioni di euro nell’Isola dei Saloni a Chioggia-Sottomarina e ad Abano Terme. Tra gli indagati, risultano anche Claudio Toffanello, titolare dell’impresa edile “Idea 3” di Piove di Sacco, e Salvatore Cataldo, maresciallo della Guardia di finanza». «Un elemento-spia del riciclaggio è rappresentato dal significativo incremento delle operazioni finanziarie sospette registrate dall’Unità di informazione finanziaria (UIF) della Banca d’Italia; da qui il boom di segnalazioni di operazioni di riciclaggio. Ben 861 nel II semestre 2011. Tra i settori a maggior rischio di infiltrazione della criminalità organizzata in Veneto risultano quelli caratterizzati da manodopera poco qualificata e a basso costo: logistica, facchinaggio, raccolta dei rifiuti ed edilizia. In questi ambiti diverse indagini hanno evidenziato la diffusa presenza di reati spesso collegati alle organizzazioni criminali: evasione fiscale e sfruttamento di manodopera straniera irregolare». Non è finita. Naccarato lancia l’allarme per «il settore dell’energia alternativa: fotovoltaico ed impianti eolici sono un vero business anche per la criminalità»

dal Matino di Padova

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