29 novembre 2011

Vita da pendolare. Posteggiare l’auto è già una sofferenza

Il treno sporco, sovraffollato, in ritardo? Un traguardo ambito. Per raggiungerlo, lottano faticosamente ogni mattina centinaia di pendolari che devono partire dalla stazione dei treni di Monselice. Prima ancora di mettere piede sull’agognato vagone, c’è una sfida ben più insidiosa da superare: trovare un posto dove parcheggiare l’auto. Si parla spesso dei disagi dei pendolari, e negli ultimi giorni la disastrosa situazione del parcheggio della stazione ferroviaria è tornata alla ribalta, dopo la raffica di multe per divieto di sosta somministrate dalla Polfer ai pendolari. Ma forse, chi non frequenta giornalmente la stazione ferroviaria fatica a rendersi conto di quale sia davvero l’impresa che lavoratori e studenti devono compiere ogni giorno.

Cronache da un lunedì mattina assolutamente ordinario, alla stazione ferroviaria di Monselice. Sono le 7.40 e partiamo con l’auto per recarci a prendere il treno: vorremmo arrivare a Padova, possibilmente intorno alle 9. La nostra meta, intanto, è il treno regionale delle 8.07 da Monselice, per Venezia Santa Lucia. Supponiamo di partire dal centro di Monselice. Già arrivati all’incrocio tra via Matteotti e via Verdi comincia l’imbottigliamento per il traffico del lunedì mattina, che oltretutto è anche giorno di mercato. Facciamo cinque minuti di colonna tra il liceo e l’incrocio con via Trento e Trieste. Finalmente sbuchiamo nei pressi della stazione. I pochissimi posti a parcheggio vicini all’ingresso sono occupati già dall’alba (o prima...). Il parcheggio della stazione, se non si è abbonati e paganti, è probito. Ma non è detto comunque che troveremmo posto. Proviamo ad imboccare via Canaletta e ad affacciarci. Disastrato come al solito (persino il cartello con la scritta “Parcheggio” è rotto), ecco a noi il parcheggio della stazione.

L’amministrazione comunale ha annunciato da tempo di volerlo sistemare, ma non si sa ancora quando. Intanto l’auto sobbalza sulle buche i sassi del fondo non asfaltato, che quando piove si trasforma in una palude. Il tutto recintato con una rete da cantiere, che dal lato della Canaletta è spanciata e sporge verso la strada. Le vetture sono buttate un po’ ovunque e in quantità, nonostante il segnale che recita “30 posti”. Ci sarebbero persino dei posteggi per i disabili, ma sono bloccati dalle altre auto. Scendere lì con una carrozzina, comunque, sarebbe ben difficile: il fondo è sconnesso, tutto terra e buche. A indicare il parcheggio ci sono solo degli scoloriti tasselli di cemento, in rilievo, fra terra e fogliame. Il tutto in mezzo ai rifiuti abbandonati, compreso il moncherino di una vecchia bici. Molto invitante, per i pendolari, resta la vasta area dei vecchi binari, vuota e inutilizzata: c’è il cartello di divieto ma anche il cancello aperto. Come a dire, entrate a vostro rischio. Qualcuno, pur di riuscire a pigliare il treno e arrivare al lavoro, ci prova. Anche ieri, nella zona proibita c’erano due auto. Ma è qui che ogni tanto arriva la Polfer a mietere multe. Usciamo senza aver trovato posto. Resta l’alternativa della disperazione: via Canaletta. Ufficialmente, non è divieto di sosta, almeno per il lato a ridosso dei binari e prima delle case. Ma le auto parcheggiate qui sono centinaia, arrivano fino all’incrocio della cementeria. Sono quasi 600 metri di strada a piedi da fare, prima di raggiungere la stazione. O lasciamo l’auto qui, o facciamo tutto il giro per viale della Repubblica e approdiamo in Campo della Fiera. Anche da qui è sempre un bel pezzetto di strada a piedi. Anzi, di corsa: perché il rischio, se si è vagato troppo a lungo in cerca di un parcheggio, è di far tardi e perdere il treno. Ma per chi arriva dal Carmine, da Arquà o Baone, raggiungere Campo della Fiera è praticamente impossibile. È lunedì, c’è il mercato, non si passa sul Ponte della Pescheria: gli altri accessi sono a senso vietato. L’unica è buttare l’auto alla disperata sulla salita de Montericco, oppure lungo la scarpata di via Sottomonte. Ogni tanto, chi va a riprendere l’auto alla sera scopre che è sprofondata nel fossato, ed è necessario chiamare il carro attrezzi per tirarla su. Ma intanto, l’obiettivo è mollare la macchina e lanciarsi in una corsa verso la stazione. Dove ad attenderci c’è una fila chilometrica per il biglietto, e poi la ressa per guadagnarsi un angolino dentro il treno.

Mattino di Padova 29/11/2011

Cerca nel blog