Intervengo stasera come capogruppo del Partito Democratico, in nome e per conto del direttivo del Circolo di Monselice che sulla questione Revamping Italcementi ha da mesi condotto un lavoro di approfondimento e confronto nel territorio, oltre che nel rispetto della posizione che nei giorni scorsi ha assunto il Partito Democratico a livello provinciale.
In primis, condanniamo la miopia politica dell’amministrazione Conte (e Lunghi) che nel 1999, come primo atto, revocò il PRG, adottato poco prima dalla giunta di centrosinistra che accoglieva anche le osservazioni della Fillea CGIL, il quale prevedeva nell’arco di un ventennio la dismissione dei cementifici e che presupponeva quindi l’accompagnamento “morbido” della riconversione attraverso alternative produttive e occupazionali in linea con i prevedibili mutamenti del nuovo secolo.
Ribadiamo che il Parco dei Colli Euganei è un valore sul quale fondare uno sviluppo compatibile e coerente con la sua istituzione e le sue finalità. Il rispetto della legalità passa anche attraverso comportamenti e scelte coerenti con la Legge Regionale istitutiva del Parco Colli e con quanto disposto dalle norme del Piano Ambientale.
Al contempo vi è la consapevolezza che la ricerca di uno sviluppo eco-sostenibile coerente con la vocazione del nostro territorio non può prescindere dalla tutela dell’occupazione attualmente in essere: infatti, il dibattito che l’argomento Revamping ha suscitato sarebbe stato semplice se non fossimo stati di fronte all’importante tema dei posti di lavoro, posti di lavoro che devono essere salvaguardati. Ma senza prendere in giro i lavoratori.
Una consapevolezza che deriva dal fatto che, indipendentemente dal Revamping, si sta assistendo ad un riassetto delle proprietà degli stabilimenti Cementeria di Monselice ex Radici e CementiZillo di Este e una conseguente riorganizzazione produttiva, che avrà una considerevole ricaduta negativa sull’occupazione (si parla di circa dai 50 ai 70 esuberi). Senza considerare l’eventuale diminuzione di occupati diretti che riguarderà il nuovo stabilimento Italcementi e quelli indiretti impiegati nella manutenzione e nei trasporti (nella convenzione che stasera è in esame si parla di una riduzione sull’ordine del 14%). Siamo davanti a tanti lavoratori che da mesi sono mobilitati su questo punto. Abbiamo il dovere di essere chiari.
Io credo che non sia semplice la scelta, né può essere affermato che chi è contrario all’insediamento venga additato ad essere indifferente al tema occupazione.
Il nostro gruppo, il mio partito, non manca di sottolineare come il tema del lavoro sia la questione centrale del periodo che stiamo attraversando: la nostra Costituzione ribadisce che il patto che ci identifica come comunità nazionale, è il lavoro.
Noi crediamo che un’economia basata sullo sfruttamento delle risorse naturali con pregiudizio dei valori ambientali sia prospetticamente sbagliata e che una politica che accompagni la modifica dei processi produttivi sia più utile anche per i nostri figli. A questo proposito ci chiediamo se siano state esaminate alternative da punto di vista localizzativo che avrebbero consentito il mantenimento dell’occupazione ed il rispetto ambientale delle norme che regolano il Parco.
Questo è il contesto dentro cui deve essere esaminata la convenzione che stasera è all’approvazione del Consiglio Comunale. Una convenzione che presenta molti punti poco chiari. Aspetti non tanto formali, ma sostanziali.
Ne sottolineiamo alcuni su cui il Partito Democratico vuol far ragionare i colleghi Consiglieri e quanti ci stanno ascoltando stasera.
Questa convenzione è stata presentata nei giorni scorsi come la soluzione a tutti i mali e come la chiave di volta di una situazione che continua ad essere complessa. Come Partito Democratico crediamo che questa convenzione non sposti di un centimetro i problemi che restano sul tavolo, prima di tutto perché non si tratta di una convenzione.
Questa non è una mia opinione.
Vi leggo - perché è significativo - i pareri del responsabile del servizio tecnico e del segretario generale:
“PARERE DI REGOLARITA’ TECNICA: il sottoscritto ritiene di non potere esprimere alcun parere in quanto lo schema di convenzione contiene manifestazioni di volontà aventi valenza di indirizzo politico – amministrativo”
“PARERE DI CONFORMITA’ DEL SEGRETARIO GENERALE: lo schema di convenzione contiene manifestazioni di volontà aventi valenza di indirizzo politico – amministrativo che dovranno tradursi concretamente in successivi atti e provvedimenti sui quali verranno espressi di volta in volta, se dovuti, i relativi pareri. In particolare si evidenzia che in attesa di nuovi strumenti di pianificazione comunale (PAT e PI) gli impegni previsti nell’ultimo periodo dell’art. 6 del suddetto schema non possono che essere intenti di carattere programmatico”.
Tali pareri sono stati confermati anche a seguito della presentazione di un emendamento alla convenzione.
Siamo di fronte ad una specie di convenzione dove non si è ancora capito se vi è o meno l’accordo fra le parti. Non si capisce ancora chi sia il proponente di questa convenzione. Di certo non l’azienda Italcementi che attraverso gli organi di stampa ha definito “onerose dal punto di vista economico” le richieste di Ente Parco e Comune di Monselice, spiegando che “entro questa settimana il comitato direttivo dell’azienda avrebbe preso una decisione”.
Il Parco ha previsto un una tantum di un milione di euro come risarcimento al proprio suicidio. Il Comune predispone una proposta di deliberazione che è costretto ad emendare ancor prima di portarla in Consiglio Comunale, stravolgendo un punto fondamentale: quello dove l’azienda Italcementi si impegnava a cedere all’Amministrazione Comunale l’area ripristinata, in cambio di un credito edilizio da definirsi.
Anche dal punto di vista delle sanzioni che possono vincolare le parti al rispetto dell’accordo la Convenzione non prevede alcuna tutela. Non si menziona alcun tipo di impegno al quale vincolare l’azienda al rispetto di quanto convenuto. Pensiamo soprattutto a quattro aspetti: gli impegni sull’assetto produttivo di cui all’art. 4, il mantenimento degli attuali livelli occupazionali di cui all’art. 5; il divieto di utilizzo del CDR; infine la dismissione con smaltimento e bonifica dell’area di cui all’art. 6. Impegni che potrebbero essere più espliciti se collegati ad una fidejussione che Italcementi quale contraente rilascia a favore del Comune di Monselice.
In termini occupazionali, poco trasparenti ed espliciti sono infatti gli impegni che Italcementi si assume rispetto agli attuali livelli d’occupazione. Nello schema di convenzione si parla di continuità produttiva ed occupazionale degli attuali addetti allo stabilimento, nonché dei livelli dell’indotto. In questi mesi, però, si sono sentiti numeri di tutti i tipi. Alcuni li abbiamo fatti anche nelle premesse di questo intervento. Crediamo quindi che sarebbe utile sgomberare il campo da equivoci esplicitando quali garanzie dal punto di vista occupazionale offre l’azienda, non solo nella contingenza dell’oggi, ma nell’orizzonte temporale per cui si chiede l’impegno da parte dell’Ente. Non a caso parlavamo di fidejussioni collegate anche al rispetto dei livelli occupazionali. Non vorremmo infatti trovarci di fronte a situazioni immaginabili dove future possibili emergenze occupazionali ci potrebbero obbligare a rinegoziare i termini di questo accordo fra le parti, ovviamente a scapito della collettività.
Collettività che dovrebbe essere grata alla convenzione proposta per sbandierate compensazioni di natura economica. Il Sindaco ha dichiarato che l’investimento dei 160milioni di euro previsti per la realizzazione dell’intervento dovrebbe essere per il 50/60% a vantaggio del nostro territorio grazie a lavori appaltati alle nostre aziende locali. E a questa condizione, oltre che ad altre, alcuni altri sindaci del territorio hanno vincolato il loro parere favorevole al progetto di Revamping.
Ma di un impegno così determinante nello schema di convenzione di questo non c’è traccia. Nessun impegno formale da parte dell’azienda che vincoli e canalizzi almeno metà dell’investimento nel nostro territorio. Ci chiediamo perché non sia stata esplicitata questa promessa.
L’art. 6 ridefinisce anche la durata del persistere dello stabilimento nel territorio: trentatre anni. Altro punto oscuro della convenzione. Si era sempre parlato di 20 anni: dalla presentazione del progetto alla cittadinanza, i vertici Italcementi ci avevano detto che 10 anni servivano per ripagare l’investimento e 10 anni servivano per il guadagno aziendale. Ora invece la convenzione parla inaspettatamente di 30 anni dalla messa in esercizio, ovvero di 33 anni: colleghi consiglieri, a parte il consigliere Basso, temo che nessuno di noi potrà assistere allo smantellamento dello stabilimento. E’ un termine troppo lungo che impegna irrimediabilmente il nostro territorio in maniera definitiva.
L’art. 7 è una considerazione mortale: siccome la società investe molto in questo progetto (non per l’occupazione ma per se stessa) il Comune e l’Ente Parco avvallerà tutte le varianti che l’Italcementi vorrà e quindi anche una torre più alta!
L’art. 8 evidenzia il ruolo filantropico assunto nella vicenda da Italcementi: donerà 1.000.000 di Euro al Parco dei Colli Euganei. Tale cifra, già di per sé minima, potrà essere corrisposta da Italcementi “anche mediante sponsorizzazione”. Forse patrocinerà una mostra fotografica sulla “bellezza” dei Colli Euganei mettendo tra le foto di fiori, monumenti ed altro anche quella della Torre del Revamping.
Crediamo che siano troppi i punti vaghi e interpretabili: non ci troviamo di fronte ad un atto o ad un provvedimento valutabile né dal punto di vista tecnico né da quello legale. E’ solo un atto programmatico. Una dichiarazione d’intenti del Sindaco che vorrebbe impegnare l’Ente per i prossimi trentatre anni.
Riteniamo che le regole dell’Ente Parco Colli siano chiare (ci riferiamo soprattutto al famoso art. 19) e che lo schema di convenzione che si chiede stasera di approvare non le rispetti. Se vi è la volontà politica di facilitare l’ottenimento delle autorizzazioni di cui necessita Italcementi, si cambino le Norme Tecniche del Piano Ambientale o si sciolga il Parco. Sarebbe un atto più coerente.
Queste sono solo alcune riflessioni che servono a motivare il voto contrario del Partito Democratico a questa proposta di delibera. La convenzione dovrebbe in ogni caso essere migliorata attraverso strumenti, come le fidejussioni a favore del Comune di Monselice, che diano maggiori garanzie all’Ente in merito al rispetto di alcuni punti che vogliamo ribadire: gli impegni sull’assetto produttivo, il mantenimento degli attuali livelli occupazionali durante la vita dell’impianto; il divieto permanente di utilizzo di ogni combustibile derivante dal ciclo dei rifiuti; la dismissione con smaltimento e bonifica dell’area a carico di Italcementi in un tempo più breve dei previsti 33 anni, ovvero nei 15 anni (8 per ripagare gli impianti e 7 per il guadagno dell’azienda) inizialmente prospettati dall’azienda stessa.
Concludo il mio intervento con una riflessione sulla vicenda dell’impianto di Calusco D’Adda in provincia di Bergamo.
Italcementi gestisce la cementeria di Calusco d’Adda dagli anni ‘20. Cinque anni fa la parte principale dell’impianto è stata rifatta, un Revamping gestito da aprile del 2001 ad aprile del 2004 per un investimento di 150milioni di euro. Anche lì si è parlato di un miglioramento delle prestazioni ambientali dello stesso, e della redditività trasformando però la cementeria anche in un inceneritore di rifiuti, caratterizzata oggi da un maggior impatto visivo e da un più ampio raggio di ricaduta delle emissioni. Faticosamente con l’introduzione dell’uso dei rifiuti urbani come combustibile, i rappresentanti del territorio sono riusciti a proporsi come interlocutori di Italcementi. Peccato però che Italcementi sia venuta meno agli impegni presi: una volta ottenuta la sostanziale accettazione degli enti locali all’utilizzo appunto dei rifiuti solidi urbani nell’impianto di Calusco, ha deciso unilateralmente di non rispettare gli accordi presi e di rinviare, a data da destinarsi, la definizione delle compensazioni ambientali che attendevamo da anni. E la motivazione di questa decisione sembra ancora più sconcertante: Italcementi non ha fondi da destinare al territorio a causa della crisi che negli ultimi mesi si è abbattuta sull’economia mondiale. Tutto questo mentre a Monselice si investono 160milioni di euro per un intervento analogo.
Monselice, 29.11.2010
Rino Biscaro
Capogruppo Partito Democratico di Monselice
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