1 luglio 2013

La lezione di Berliguer



Per due giorni la settimana scorsa sono stato a Bruxelles: partito la mattina del martedì, sono tornato la sera del mercoledì. Questa piccola trasferta, mia e di una decina di altri ragazzi, è stata possibile grazie all’Unione Europea e all’eurodeputato PD Luigi Berlinguer.
Con la finalità d’ incentivare la diffusione e la conoscenza delle istituzioni europee il Parlamento mette a disposizione di ogni deputato un fondo, che deve essere utilizzato per rimborsi ai connazionali in visita presso gli organi europei (a Bruxelles ad es., oltre al Parlamento, ha sede anche la Commissione Europea). Lo scopo di questo fondo è appunto di facilitare l’avvicinamento di giovani e adulti ai luoghi in cui la politica europea viene materialmente discussa, spiegandone le funzioni e incontrandone anche i protagonisti.
Il nostro parlamentare di riferimento, in questo caso, era Luigi Berlinguer: deputato europeo del PD, già Ministro dell’istruzione (1996-2000)e deputato alla Camera, già membro del Consiglio Superiore della Magistratura, oltre a Preside di Facoltà (Università di Sassari), Direttore di Dipartimento e Rettore (Università di Siena). 
La nostra visita è così iniziata dall’edificio principale: ci hanno fatto accomodare in un’aula munita di computer e video proiettore, qui un dipendente della struttura proveniente dall’Italia ci ha intrattenuto con una spiegazione, sobria ma completa, dei massimi organi dell’amministrazione europea, illustrandone soprattutto le funzioni e i rapporti che intercorrono tra gli stessi e gli stati membri. Finita l’esposizione ci raggiunge l’onorevole Berlinguer, accolto in sala da uno spontaneo e unanime applauso.
Il suo intervento è stato molto semplice e diretto. Ci ha parlato di Europa e Italia: la necessità di rimettere al centro il lavoro e in particolar modo la “ri-occupazione” giovanile, le differenze culturali delle realtà europee riunite a Bruxelles e l’entrata della Croazia come 28° stato nell’Unione (30 giugno 2013), per finire con la necessità di rinforzare le istituzioni dell’Europa anche cedendo un fetta più larga della sovranità nazionale, ma creando una realtà veramente in grado di intervenire con forza sulle politiche degli stati aderenti; sono stati fatti accenni a davvero tantissimi temi.  Nel suo discorso però una cosa, più di altre, mi ha colpito: la necessità di creare unità culturale oltre che politica. Berlinguer, giustamente, dice: “qui si fanno scelte internazionali da decenni, eppure chiuse in un ascensore cinque persone non sono in grado di discorrere agevolmente in una lingua comune”. E’ un po’ il controsenso del progresso internazionale: da un lato i governi danno spazio a intese e accordi che unisco i paesi su molti fronti (ad esempio in Italia la lingua inglese è studiata fin dalla elementari) , ma dall’altro nella vita quotidiana dei cittadini non cè quel senso di appartenenza ad un organismo che va oltre il proprio stato (infatti la lingua inglese, non ostante sia studiata, non è parlata da tutti fluentemente).
Badate bene che non è un concetto che usurpa le proprie tradizioni, perché non si tratta di disconoscerle o di declassarle in ragione di una nuova cultura europea. No, è piuttosto la necessità di creare una nuova tradizione partendo da ciò che già gli stati condividono (e non è poco), come ad esempio una seconda lingua internazionale (l’inglese e poi lo spagnolo) che, sostiene Berlinguer, dovrebbe essere insegnata alla pari dell’italiano, fin da quando i bambini sono piccoli, e che permetterebbe l’incremento dell’occupazione con un’evoluzione del mondo del lavoro, solo per citare alcuni dei conseguenti benefici.
 E’ questa quindi la lezione sull’identità europea che l’onorevole ha voluto lasciarci: una nuova coscienza comune, non sostitutiva ma complementare a quella nazionale, che ci faccia sentire veramente cittadini d’Europa oltre che del nostro stato.

Vittorio Ivis
Segretario circolo PD Monselice

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