La
scorsa settimana il caso dell'estate sembrava essersi risolto in una bolla di
sapone. Come tanti altri. Il governo non era stato informato del blitz della
Digos nell'affaire Shalabayeva-Ablyazov, e pareva dovesse saltare solo qualche
testa nei quadri intermedi all'interno del Ministero degli Interni, come il
capo di Gabinetto del Viminale, Giuseppe Procaccini (secondo il quale Alfano
era stato informato). Invece no, il terremoto è arrivato ai piani alti,
altissimi anzi. E' nato quindi l'ennesimo psicodramma di questo governo
raffazzonato velocemente e già incanalato verso un destino tutt'altro che
roseo.
Venerdì
19 Luglio, in occasione della mozione di sfiducia indirizzata nei confronti del
Ministro dell'Interno, è andato in onda il drammatico showdown tra le due
principali forze che sostengono l'esecutivo. Il ministro Alfano, prima del voto
in aula, afferma che, secondo quanto gli è stato conferito dal capo della
Polizia, Alessandro Pansa, le attività della polizia erano unicamente rivolte
al ritrovamento ed espulsione del latitante-dissidente Mukhtar Ablyazov,
individuato nascosto nella villa di casal Palocco. Le forze dell'ordine
trovarono invece la moglie e la figlia di sei anni. Solo in seguito al non
ritrovamento di Ablyazov, fu iniziato il (celerissimo) procedimento di
esplusione delle due (Alma Shalabayeva era in possesso di un falso passaporto
della Repubblica Centrafricana). Su queste basi si è proceduto alle
dichiarazioni di voto sulla mozione. Il dibattito fin da subito è apparso
serrato e a tratti drammatico. Da una parte il centrodestra si è soffermato sul
fatto che il suddetto Ablyazov non sia un dissidente (come poteva esserlo
Aleksandr Isaevič Solženicyn in Unione Sovietica) ma un semplice criminale,
dall'altra il Partito Democratico, che, pur non avvallando completamente la
versione del Ministro, ha dovuto ingoiare l'ennesimo rospo amaro per
salvaguardare le sorti del paese. Risultato: 226 no, 55 sì e 13 astenuti. Tra
cui l'astensione di Laura Puppato.
All'indomani
dell'esito finale si addensano però nuove nubi nell'orizzonte del
non-sfiduciato Angelino Alfano. E' emerso infatti che il 28 maggio, arrivò da
Astana una nota dell'Interpol che chiese di rimpatriare anche Alma Shalabyeva,
"qualora illegalmente in Italia". Il documento è stato allegato alla
relazione di Pansa citata in Parlamento dal ministro. Secondo il quale, però,
l'unico obiettivo della polizia era il "pericoloso latitante"
Ablyazov. Le due versioni quindi, quella esposta in Aula da Alfano, e quella
del Capo della Polizia non coincidono.
Il
Partito Democartico si è sacrificato per la stabilità del paese, prim'ancora
che di quella del governo stesso, ma è inutile negare che la decisione sul caso Ablyazov-Shalabayeva, il No alla
sfiducia, non abbia lasciato pesanti strascichi nel Partito. Il segratario
Guglielmo Epifani rincara la dose: "Il governo esce più debole dall’affare
Shalabayeva, che per noi non è chiuso perché ha prodotto un vulnus impensabile
in qualunque Stato sovrano. Quel che emerge, giorno dopo giorno, è la nostra totale
cessione di autonomia come Paese, sembra infatti che un ambasciatore di una
nazione straniera si sia incuneato nel nostro sistema e sia riuscito a portar
via una donna e una bambina senza che nessuno lo abbia fermato”. Sempre secondo
Epifani, un passo indietro di Alfano sarebbe stato opportuno, ma tale
prospettiva non poteva arrivare direttamente dal PD per non compromettere la
stabilità, già precaria, di Governo e riforme indispensabili al paese. Tensione
ancora altissima dunque. Non sono affatto esclusi nuovi e clamorosi colpi di
scena nell'immediato futuro.
F.S.
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