Mercoledì
scorso la Corte Costituzionale ha valutato la richiesta di legittimo
impedimento presentato da Silvio Berlusconi per il Processo Mediaset, nel 2010.
La consulta, dopo ore di camera di consiglio, ha deciso di bocciare il ricorso.
Guai
per l’ex Presidente del Consiglio, costretto ora ad aspettare la sentenza
finale, che avverrà nei prossimi mesi. Già in Primo Grado e in Corte d’Appello,
il Presidente del Popolo delle Libertà era stato condannato a quattro anni di
reclusione ed a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Quest’ultima
pena, soprattutto, negherebbe a Berlusconi la possibilità di candidarsi alle
elezioni, e nemmeno di far parte del Governo né di nessun altra carica
pubblica.
Dopo
la sentenza, Berlusconi ha affermato che la decisione è stata programmata con
l’intenzione di eliminarlo dalla vita politica italiana, ma nonostante questo
continuerà a sostenere il Governo Letta, calmando gli animi all’interno del suo
partito, all’interno del quale Gasparri sosteneva che, nel caso la sentenza venga
confermata dalla Cassazione, tutti i deputati si sarebbe dimessi.
La
Consulta ha comunque spiegato il perchè di tale decisione: nella data prevista
per il processo, l’allora Presidente Berlusconi aveva convocato una riunione
con i Ministri del suo Governo, data che prima era stata valutata libera.
Maria
Stella Gelmini ha parlato per Berlusconi, affermando che tutti i deputati non
si dimetteranno e che “non si abbandona
il campo di battaglia”, in seguito alle dichiarazioni di alcuni esponenti
che criticavano la scelta della Corte.
Ma
non è finita qui per Silvio Berlusconi.
Lunedì
ci sarà la sentenza in prima grado per il processo Ruby, mentre qualche giorno
dopo verrà resa pubblica la decisione riguardante il ricorso per sospendere il
risarcimento a Carlo De Benedetti per il Lodo Mondadori, di 561 milioni di
euro.
Infine,
il nove Luglio ci sarà una seduta per discutere sull’ineleggibilità dell’ex
premier, sostenuta dal Movimento Cinque Stelle e forse anche da deputati del
Partito Democratico.
A.B.
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