18 giugno 2013

BLITZ PROCURA IN COMUNE: PRESUNTO ABUSO EDILIZIO ALLA CEMENTERIA RILEVATA DAL GRUPPO CEMENTIZILLO (EX RADICI)


Riportiamo di seguito un articolo estrapolato da "Il Mattino" inerente la cronoca monselicense.

Abusi edilizi alla Cementeria di Monselice, la Procura apre un’inchiesta. Blitz in Municipio ieri mattina da parte degli agenti di Polizia giudiziaria inviati dalla Procura della Repubblica di Padova. L’indagine è partita a seguito di un esposto presentato dal comitato “E Noi?” lo scorso 26 aprile.
L’inchiesta. Coordinata dai sostituti procuratori Federica Baccaglini e Maria Ignazia D’Arpa, l’indagine verterebbe sui presunti abusi edilizi nel complesso della cementeria di via Solana, passata dalla famiglia Radici al gruppo Cementizillo. Nel mirino le costruzioni realizzate in zona agricola, senza titoli autorizzativi: oltre all’abuso edilizio si ipotizzerebbero reati ambientali per il deturpamento al paesaggio. A Palazzo Tortorini, ieri mattina, sono giunti carabinieri, guardia di finanza, guardia forestale e tecnici dell’Arpav. Cinque persone che, in borghese, si sono recate negli uffici del segretario comunale e dirigente generale Ornella Cavallin. Acquisiti tutti gli atti relativi alle autorizzazioni edilizie rilasciate alla Cementeria, da parte dell’Ufficio tecnico comunale, a firma del dirigente, l’ingegner Mario Raniolo.
Il caso. Dei presunti abusi nel cementificio di via Solana si comincia a parlare a novembre dell’anno scorso. A fronte della richiesta di usare i rifiuti nel processo produttivo, comitati ambientalisti e alcuni consiglieri fanno esplodere il caso: una fetta consistente della cementeria è costruita in zona agricola. È lo stesso cementificio a metterlo nero su bianco, presentando il 27 ottobre 2010 quattro Dia chiedendo di sanare gli edifici costruiti in zona impropria. Quando la vicenda viene a galla, in Consiglio comunale Paolo Drago evidenzia che le opere abusive in zona agricola, in un territorio protetto come quello del Parco Colli, non possono essere sanate. Intanto i comitati impugnano al Tar le autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dall’allora presidente del Parco Colli, Simone Borile, il 3 maggio 2011, con la motivazione che le opere «non comportano una rilevante incidenza paesaggistica, essendo percepibili prevalentemente dall’interno dell’ambito industriale». Nel frattempo la Provincia, che sta vagliando la Valutazione di impatto ambientale per l’uso dei rifiuti nel processo produttivo, si vede recapitare un’osservazione sul problema. Congela quindi la procedura e chiede chiarimenti al Comune. Il 5 dicembre 2012 scatta il sopralluogo alla Cementeria, da parte di tecnici comunali e polizia locale. Ne emerge che ci sono dei fabbricati realizzati probabilmente senza autorizzazione. Ma a chiudere la questione arriva, il 23 gennaio scorso, la comunicazione dell’ingegner Raniolo alla Provincia: tutti gli interventi sono stati sanati, ritenendo che si tratti di “impianti tecnologici al servizio dell’insediamento produttivo”. Forte di questa risposta, il 10 maggio scorso la Provincia chiude l’iter e dà il via libera all’uso di rifiuti nel processo produttivo.
Gli abusi. Sarebbero parecchi gli stabili costruiti abusivamente in zona agricola. Tra cui un immobile del volume di circa 1.100 metri cubi, grande abbastanza da ospitare un Tir, immortalato nelle foto del sopralluogo. Si tratta di strutture di copertura e di contenimento dei depositi di ammoniaca, coperture dell’impianto di lavaggio dei camion in uscita, rivestimento e copertura dell’impianto di frantumazione dell’argilla, rivestimento del filtro di abbattimento degli ossidi di azoto e il nastro trasportatore coperto. Resta il sospetto che la sanatoria non fosse legittima e che i fabbricati siano effettivamente abusivi.

(fonte: Il Mattino Di Padova)

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