Riportiamo di seguito un articolo estrapolato da "Il Mattino" inerente la cronoca monselicense.
Abusi edilizi alla Cementeria di Monselice, la Procura apre un’inchiesta. Blitz in Municipio ieri mattina da parte degli agenti di Polizia giudiziaria inviati dalla Procura della Repubblica di Padova. L’indagine è partita a seguito di un esposto presentato dal comitato “E Noi?” lo scorso 26 aprile.
L’inchiesta. Coordinata dai
sostituti procuratori Federica Baccaglini e Maria Ignazia D’Arpa, l’indagine verterebbe
sui presunti abusi edilizi nel complesso della cementeria di via Solana,
passata dalla famiglia Radici al gruppo Cementizillo. Nel mirino le costruzioni
realizzate in zona agricola, senza titoli autorizzativi: oltre all’abuso
edilizio si ipotizzerebbero reati ambientali per il deturpamento al paesaggio.
A Palazzo Tortorini, ieri mattina, sono giunti carabinieri, guardia di finanza,
guardia forestale e tecnici dell’Arpav. Cinque persone che, in borghese, si
sono recate negli uffici del segretario comunale e dirigente generale Ornella
Cavallin. Acquisiti tutti gli atti relativi alle autorizzazioni edilizie
rilasciate alla Cementeria, da parte dell’Ufficio tecnico comunale, a firma del
dirigente, l’ingegner Mario Raniolo.
Il caso. Dei presunti abusi
nel cementificio di via Solana si comincia a parlare a novembre dell’anno
scorso. A fronte della richiesta di usare i rifiuti nel processo produttivo,
comitati ambientalisti e alcuni consiglieri fanno esplodere il caso: una fetta
consistente della cementeria è costruita in zona agricola. È lo stesso
cementificio a metterlo nero su bianco, presentando il 27 ottobre 2010 quattro
Dia chiedendo di sanare gli edifici costruiti in zona impropria. Quando la
vicenda viene a galla, in Consiglio comunale Paolo Drago evidenzia che le opere
abusive in zona agricola, in un territorio protetto come quello del Parco
Colli, non possono essere sanate. Intanto i comitati impugnano al Tar le
autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dall’allora presidente del Parco
Colli, Simone Borile, il 3 maggio 2011, con la motivazione che le opere «non
comportano una rilevante incidenza paesaggistica, essendo percepibili
prevalentemente dall’interno dell’ambito industriale». Nel frattempo la
Provincia, che sta vagliando la Valutazione di impatto ambientale per l’uso dei
rifiuti nel processo produttivo, si vede recapitare un’osservazione sul
problema. Congela quindi la procedura e chiede chiarimenti al Comune. Il 5
dicembre 2012 scatta il sopralluogo alla Cementeria, da parte di tecnici comunali
e polizia locale. Ne emerge che ci sono dei fabbricati realizzati probabilmente
senza autorizzazione. Ma a chiudere la questione arriva, il 23 gennaio scorso,
la comunicazione dell’ingegner Raniolo alla Provincia: tutti gli interventi
sono stati sanati, ritenendo che si tratti di “impianti tecnologici al servizio
dell’insediamento produttivo”. Forte di questa risposta, il 10 maggio scorso la
Provincia chiude l’iter e dà il via libera all’uso di rifiuti nel processo
produttivo.
Gli abusi. Sarebbero
parecchi gli stabili costruiti abusivamente in zona agricola. Tra cui un
immobile del volume di circa 1.100 metri cubi, grande abbastanza da ospitare un
Tir, immortalato nelle foto del sopralluogo. Si tratta di strutture di
copertura e di contenimento dei depositi di ammoniaca, coperture dell’impianto
di lavaggio dei camion in uscita, rivestimento e copertura dell’impianto di
frantumazione dell’argilla, rivestimento del filtro di abbattimento degli
ossidi di azoto e il nastro trasportatore coperto. Resta il sospetto che la
sanatoria non fosse legittima e che i fabbricati siano effettivamente abusivi.
(fonte: Il Mattino Di
Padova)
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