18 febbraio 2013

Renzi: "Nell'ultima settimana bisogna chiedere anche il voto umile"

«Fa bene Bersani a chiedere il voto utile, ma nell'ultima settimana bisogna chiedere anche il voto umile».

Il voto umile, sindaco Matteo Renzi?
«Vanno presi i voti dei delusi della destra e della Lega, specie al Nord. E in passato c'è stata una certa spocchia, una buona dose di arroganza culturale verso queste persone. Mi pare un errore. I voti dei delusi dell'altro schieramento sono fondamentali, ma ci vuole umiltà, non arroganza.. C'è una destra delusa da Berlusconi e da Bossi, basta intercettarne anche una piccola parte e vinciamo ovunque».

Bersani rischia?
«No, sarà premier. Casomai rischia l'Italia, se la maggioranza sarà risicata, se torneremo ai soliti accordi del passato. Il vantaggio alla Camera è netto, Berlusconi non recupera su Bersani. Entrambi gli schieramenti stanno perdendo posizioni a vantaggio di Grillo e di altri movimenti di protesta. Noi corriamo per vincere, gli altri per pareggiare. Noi vogliamo fare le cose e perché le cose si facciano bisogna che Bersani abbia cinque anni davanti, senza inciuci».
Se il centrosinistra non vince al Senato, «l'includo» sarà inevitabile.
«Un motivo in più per votare Pd al Senato. La partita è ancora apertissima, persino in Veneto».

Cosa glielo fa pensare?
«Le piazze piene, certo. Ma anche il crollo della Lega. A Padova c'erano 5.000 persone. Una folla impressionante, non me lo aspettavo. Le piazze non le riempie solo Grillo... Ma la partita è aperta soprattutto perché la Lega non è più credibile. Ai piccoli imprenditori lombardi e veneti ho detto "meglio Bersani per cinque anni che l'ennesimo governo ponte". Mi sembravano molto convinti».

Aspetterà cinque anni per ritentare la corsa a Palazzo Chigi?
«Premesso che non l'ha ordinato il dottore di ritentare la corsa, deve essere chiaro che se c'è qualcuno che punta a far cadere Bersani dopo due anni, non sono io. La mia lealtà viene prima delle ambizioni, io voglio fare bene il mio lavoro di sindaco, nient'altro».

E difficile credere che non abbia altre ambizioni, davvero.
«Faremo molte iniziative di formazione politica e ho nel cuore il desiderio di non disperdere l'enorme patrimonio delle primarie. Molti mi dicono "sei matto a rinunciare a un seggio o a un ministero", ma per me vale più la faccia di una poltrona».

Quindi lascerà la segreteria del Pd ai giovani turchi, come Orlando e Orfini?
«Mi pare prematuro. Per adesso cerco di dare una mano a vincere. Sono uno dei non molti che si possono permettere di dare una mano a Bersani senza chiedere niente in cambio».

Però non esclude di candidarsi a segretario.
«Uno che nell'ultima settimana di campagna si preoccupa della segreteria è da ricovero. E poi sono convinto che non sia un ruolo adatto a me. Faremo altro, col sorriso sulle labbra».

Chi non sorrideva era Mussari, sotto una pioggia di insulti e monetine. Pensa che lo scandalo Mps penalizzerà Bersani?
«Vedere quell'immagine dispiace per tutti. Ma dal punto di vista del risultato, non sono preoccupato. Quel che il Pd doveva perdere per questa roba ormai lo ha perso, io sono più preoccupato per l'amministrazione di Siena che per il Pd nazionale».

Lei l'avrebbe gestita diversamente da Bersani?
«Quel che penso su finanza e politica l'ho detto durante le primarie con Bersani, nel corso del nostro litigio tra le Cayman e Siena».

Ha destato stupore l'offerta che il segretario avrebbe avanzato a Monti per convincerlo a non salire in politica: Quirinale o staffetta a Palazzo Chigi.
«Mi sembra una ricostruzione ardita. Non sono a conoscenza di trattative, ma sarebbe stato allucinante se, vinte le primarie, Bersani non si fosse candidato alla guida del Paese. Quanto alla staffetta, tutte le volte che ne è stata immaginata una, il secondo non ha mai preso il testimone».

Bersani si è impegnato a dirigere il traffico tra Vendola e Monti: è un'alleanza possibile?
«Non lo so, ma su questo tema la responsabilità spetta a chi ha vinto le primarie. Che sia Bersani a dirigere il traffico va benissimo, è la soluzione più logica e meno rischiosa».

Sabato lei sarà a Palermo con Bersani, ma non crede che il segretario avrebbe potuto utilizzare prima e di più la sua capacità di allargare l'elettorato?
«Ma no... La strategia la fa chi ha vinto. Solo una cosa non perdonerò a Bersani, avermi portato allo stadio a vedere Juve -Fiorentina. Può anche smacchiare i giaguari, ma questa macchia resterà sulle nostre relazioni per i prossimi cinquant'anni!».

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