25 febbraio 2013

La crisi ha fatto strage di padroncini

Dove va l’autotrasporto della Bassa Padovana? Tra la crisi globale e quella del mercato del cemento, il settore del trasporto su gomma sta subendo una drastica contrazione. Se un po’ tutte le aziende accusano il colpo, le vere emergenze riguardano quelle che erano legate a doppio filo ai cementifici. L’anno da poco concluso ha visto una vera emorragia di posti di lavoro. Il caso più emblematico è quello dell’Acm di Monselice, che contava 100 dipendenti e 40 soci. Era partita nel 1974 con nove soci: da allora, una crescita continua, fino ai 41 milioni di euro di fatturato nel 2008. Il suo tallone d’Achille: la dipendenza dalle cementerie, in particolare da Italcementi.
Dal 2009, con la cementeria che iniziava la cassa integrazione, è incominciato il tracollo e il tramonto del progetto di revamping non ha certo aiutato. Nonostante un finanziamento di 2 milioni di euro strappato alle banche, l’Acm è collassata sul piano finanziario ed è finita in liquidazione, costretta ad aprire le procedure di mobilità licenziando tutti i lavoratori. Grande difficoltà anche per un’altra storica azienda legata alle cementerie, la Fratelli Lorenzin di Baone, che si occupava di trasporto della materia prima dalle cave di Orgiano (Vicenza) a Italcementi: nei punti di massima attività ha dato lavoro a 13 persone, ma negli scorsi mesi ha dovuto ricorrere alla cassa integrazione. Fino al 2008, del resto, la sola Italcementi movimentava circa 10.000 tonnellate al giorno tra materiali in entrata e in uscita: aggiungendo la Zillo di Este e la ex Radici di Monselice, si può stimare fossero tra i 300 e i 350 gli addetti nell’autotrasporto. Oggi, con le cementerie che lavorano a scartamento ridotto, sono non più di 60-70. Sopravvivono le aziende che sono riuscite a diversificare, puntando anche su altri settori. Tra quelli portanti, nella Bassa, restano i mangimifici, mentre l’internazionale sembra appannaggio dei grandi gruppi. Per tutti, comunque, le stangate legate agli aumenti si sono fatte sentire. «Nella zona di Ospedaletto Euganeo, la Sila che lavora col mangimificio Veronesi è stata investita dagli aumenti dei costi su gasolio e autostrade» racconta Massimo Cognolato della Fit-Cgil «si è dovuti intervenire con un accordo aziendale per ridurre un po’ i costi, per garantire l'occupazione di 25 dipendenti». Non ce l’ha fatta invece la Cte Spedizioni di Montagnana, legata al settore edile e del ferro, dichiarata fallita a marzo 2012: aveva 27 dipendenti. Tante anche le piccole aziende artigiane in crisi. A Pozzonovo l’azienda Buratto Flavio, che trasporta calcestruzzo con autobetoniere, 10 dipendenti, ha fatto ricorso alla cassa integrazione. Stessa sorte anche per la Martello Fabian di Conselve, 5 dipendenti, e per la Sottovia Federico di Due Carrare, con 6 lavoratori. Secondo il “bollettino” della Fit-Cgil sono stati invece 10 i lavoratori licenziati da Cosmica, azienda di Granze, mentre Bertoni Fabrizio di Saletto ne ha licenziati cinque, Trivellato e Trevisan di Solesino un paio e in quattro hanno perso il lavoro alla Rasi Fulvio di Pozzonovo. «Anche molte aziende non sindacalizzate sono state vittime della crisi» conclude Cognolato «possiamo stimare che il 40% dell'autotrasporto sia in difficoltà»

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