13 gennaio 2013

Ex detenuti al lavoro a Monselice

Tecnicamente è definito “servizio intermedio protetto sociale e lavorativo”. Molto più semplicemente, la si può definire come una concreta occasione di riscatto per chi ormai pensava di aver compromesso irrimediabilmente la propria vita. Nascerà nella zona industriale di Monselice e sarà realizzata da Ipas Società Cooperativa di Padova: si tratta di una struttura che darà lavoro a detenuti, ex detenuti e over 50 senza domicilio o in condizioni di emergenza sociale. Un capannone nuovo di zecca, da destinare alla logistica e che impiegherà esclusivamente lavoratori socialmente “svantaggiati”. Non una succursale di un carcere, né tanto meno un ricovero per senzatetto, ma un vero e proprio luogo di riscatto.
L’idea era da tempo nella testa di Moreno Lando, 55 anni, presidente del Cda di Ipas Società Cooperativa, realtà con sede a Padova in via Svezia e nata nel 2000 come cooperativa lavoro. «In Veneto, o comunque nel Basso Veneto, manca una struttura che sia veramente capace di attrarre e inserire nel mondo del lavoro questa categoria di persone svantaggiate» spiega Lando «L’occasione per realizzare questo ambizioso progetto ci è stata data attraverso un bando regionale». Precisamente si tratta del bando, approvato dalla delibera regionale del 20 dicembre 2011, che ha dato accesso a un «fondo di rotazione per la costruzione e ristrutturazione del patrimonio immobiliare destinato a servizi sociali e socio-sanitari». Ipas si è meritata la cifra record di 4.202.000 euro su un totale di 50 milioni a disposizione, finanziamento secondo solo ai 5 milioni e spicci assegnati alla cooperativa sociale Athena per un intervento a Vigo di Cadore. Ma cosa si realizzerà concretamente a Monselice? «Con la somma a cui abbiamo avuto accesso abbiamo acquistato un terreno in via Umbria 16 e qui abbiamo già realizzato un capannone di 3.500 metri quadri» illustra Lando «Gran parte dello spazio sarà destinata all’attività lavorativa, che si inserirà nel settore della logistica e vedrà impegnati una quarantina di lavoratori». L’assegnazione del fondo impone che siano utilizzati solo detenuti, ex detenuti e over 50 senza domicilio o difficilmente integrabili in qualsiasi altro contesto lavorativo. «Non a caso ci collochiamo a Monselice, a metà strada tra il carcere Due Palazzi di Padova e quello femminile di Rovigo» continua Lando. Il fabbricato di Ipas è pensato principalmente per le attività di stoccaggio e picking (il prelievo della merce e la consegna a domicilio, ad esempio il rifornimento di negozi), anche se questo dipenderà dal cliente con cui la società si legherà. Al momento due partner hanno dimostrato interesse per l’iniziativa, ma nessun accordo è ancora stato chiuso. Lo stabile di via Umbria è stato progettato prevedendo anche la realizzazione di dieci alloggi (450 metri quadri), con tanto di mensa e servizi: per molti dei lavoratori svantaggiati, dunque, questa diventerà anche una vera e propria casa. Ma qual è il guadagno di Ipas in questa operazione? «Il primo è quello di aver ricevuto un finanziamento così corposo senza dover pagare alcun interesse» non nasconde Lando e non lo nasconde neppure il bando regionale «Anche se quei 4 milioni di euro, che ci sono già stati consegnati in due tranche, dovranno essere riconsegnati entro 25 anni». La prima rata dovrà peraltro essere versata entro 365 giorni dalla concessione delle autorizzazioni comunali per l’avvio delle attività. «Abbiamo poi spuntato una cifra vantaggiosa nell’acquisto del terreno» aggiunge l’amministratore «visto che ci troviamo a Monselice e non nella zona industriale di Padova, e peraltro in una situazione non propriamente ottimale dal punto di vista logistico». A quando il taglio del nastro? «In questo momento stiamo provvedendo all’arredamento del capannone, che è già stato realizzato completamente. Penso che entro l’estate si potrà cominciare con il lavoro vero e proprio».

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