13 gennaio 2013

L’Italcementi ha già spento i forni

Italcementi spegne i forni. Da lunedì hanno cessato di funzionare tutti i forni dello stabilimento monselicense, anticamera della cassa integrazione che comincerà il prossimo 1 febbraio per 70 tra i 103 dipendenti del cementificio. Intanto fervono gli incontri tra rappresentanze dei lavoratori e sindacati, in vista dell’assemblea che si dovrebbe tenere la prossima settimana e che dovrà decidere se ratificare o meno la bozza di accordo siglata lo scorso 27 dicembre con l’azienda. Critica la Rsu Italcementi soprattutto sul tetto dei tre mesi posto da Italcementi per il versamento dell’integrazione salariale. Il giorno dell’Epifania è stato l’ultimo di attività per il cementificio, almeno per quanto riguarda i forni.
Che ora sono spenti. Il lavoro continua comunque, ma a scartamento ridotto, in attesa che scatti la cassa integrazione: a quel punto, da febbraio, in attività resteranno soltanto 33 dipendenti (a rotazione). E partirà ufficialmente l’attività del mero “centro di macinazione”, nuova classificazione prevista da Italcementi per lo stabilimento di Monselice, per i prossimi due anni, con il “Progetto 2015”.
A oggi, sono ferme tutte e tre le cementerie della zona: anche la Cementizillo di Este e la Cementeria di Monselice hanno i forni spenti, rispettivamente dal 12 novembre e dal 16 dicembre scorsi. In questi due casi per manutenzioni programmate: ma certo non c'è una corsa alla produzione visti i tempi di crisi. Intanto, dalla Rsu di Italcementi giunge una presa di posizione critica sulla bozza di accordo con l’azienda. «La Rsu prende atto con rammarico e delusione del “Progetto 2015” di Italcementi, che declassa la cementeria di Monselice», scrivono in una nota i rappresentanti dei lavoratori. La Rsu «accoglie gli sforzi delle organizzazioni sindacali nazionali e territoriali» sulla bozza di accordo che prevede l’anticipo da parte dell’azienda dell’indennità di cassa integrazione, la rotazione concordata e un’integrazione salariale. «Tuttavia ritiene insufficiente lo sforzo di Italcementi», continua la nota, «che ha imposto una franchigia di tre mesi per il pagamento dell’integrazione». In pratica, i 550 euro lordi che l’azienda verserebbe ai dipendenti, in aggiunta ai circa 780 della cassa integrazione, scatterebbero solo dopo i primi tre mesi. «Per senso di responsabilità e comprendendo la situazione critica generale», la Rsu «invita comunque i lavoratori a vagliare positivamente l’ipotesi di accordo nazionale, impegnandosi però, con le organizzazioni sindacali a contrattare in sede di stabilimento migliorie sulle numeriche e sulle tempistiche dell’erogazione dell’integrazione». La Rsu «richiama con forza l’azienda agli impegni presi» sul revamping, chiedendo un confronto a Monselice. E chiude esprimendo «indignazione e rammarico» per le azioni dei sindaci di Baone e Este e dei comitati volte a ostacolare il revamping.

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