Secondo i
dati del Centro Studi di Confindustria, dall'inizio della recessione ad oggi,
nel settore manifatturiero italiano,
sono stati persi 539.000 posti di lavoro, con un decremento complessivo della
capacità occupazionale del 10% e il trend si prospetta ancora negativo. Le
ragioni del declino sono molteplici e complesse. Le grandi industrie italiane
hanno mantenuto nel corso degli ultimi 20 anni una struttutura tipicamente
novecentesca, retaggio del boom economico, in cui ad una elevatissima
disponibilità di forza lavoro a basso costo si accompagnava una quasi completa
deregolarizzazione in ambito del rispetto ambientale e delle condizioni
antinfortunistiche. Fabbriche, capannoni, industrie si basano dunque ancor'oggi,
in gran parte, su strutture obsolete e inadeguate per garantire un processo
lavorativo adeguato ai tempi e competitivo sul piano europeo e globale. Occorre
quindi una riconversione che possa allo stesso tempo coniugare il mantenimento
delle unità lavorative con il rispetto di vincoli antinquinamento e di
salvaguardia dei dipendenti. L'esempio più lampante assorto agli onori delle
cronache recentemente è stato sicuramente il commissariamento, attuato dal
Ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, della società ILVA di
Taranto (ex Italsider), che permetterà di salvare la produzione (14 mila
dipendenti in tutta Italia) attuando nel contempo interventi urgenti di
bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione della zona. Nella fattispecie
non si è trattato di un esproprio nè di una nazionalizzazione, ma di un
inetervento eterodiretto dallo Stato in cui un commissario, Enrico Bondi,
svolgerà le mansioni sopradette assieme, e non in sostituzione, del gruppo
Riva, proprietario della Società . La soluzione dell'intricato caso ILVA
potrebbe costituire la base di un modello di salvataggio dell'industria
italiana per gli anni a venire: detassazione per ristrutturazioni
eco-compatibili, credito d`imposta per finanziare progetti industriali
innovativi, intervento dello Stato per comprare quote delle società in
difficoltà , politiche di favore per l'aggregazione delle municipalizzate in
settori come energia e trasporti. Il nuovo ingresso del pubblico nel mercato
(dopo la stagione delle privatizzazioni negli anni '90) in un momento in cui nè
il settore privato nè le banche (credit crunch) concedono credito, appare
quantomeno auspicabile. La ricetta liberista è stata abbondanata ormai anche
negli Stati Uniti..è giunto il momento che anche l'Italia e l'UE cambino rotta.
F.S.
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