9 marzo 2013

Monselice e il voto. Un'analisi dati alla mano.

Dopo il risultato di queste elezioni il Partito Democratico, anche a Monselice, qualche riflessione la deve fare. Ritengo doveroso che ogni livello territoriale dell'organizzazione lo faccia per capire dove si è sbagliato. Lo è perché di fronte a un’emorragia colossale del centrodestra (perde più di 6 milioni di voti) il centrosinistra non riesce a trarne alcun vantaggio, anzi deve contenere perdite di voti comunque importanti. Mi sono sforzato di ragionare sia sui numeri del voto locale che sulla situazione politica nazionale.
Se guardiamo ai dati monselicensi il Partito Democratico è il primo partito al Senato (2876 voti – 27,24%) e il secondo alla Camera (2807 voti – 24,61%) dopo il Movimento 5 Stelle. Il risultato nel panorama provinciale è fra i più lusinghieri (13imo su 104 comuni) e consente a Monselice di essere uno dei centri dove PDL (79imo su 104) e Lega (101imo su 104) hanno raccolto il minor consenso.
Guardando alle coalizioni, Centrodestra (3240 voti) e Centrosinistra (3063) vengono divisi da meno di 200 voti a favore del primo, con il movimento di Grillo (3053) terzo grande polo. Il centro di Monti assorbe i voti dell’UDC e più o meno conserva il consenso di sempre: quei 1150 voti che aveva già preso De Poli candidato alle regionali del 2010. Le perdite rispetto al 2008 per i due schieramenti sono ripartite per 2/3 a danno del centrodestra (PDL perde 600 voti; Lega ben 1900) e 1/3 nell’area del centrosinistra (PD perde 950 voti – Italia dei Valori 400) facendo oggi avvicinare come non mai questi due poli ma creandone un terzo dal nulla (il M5S guadagna 3mila di questi 4mila voti in movimento; altri 400 sono astensione e 600 ridistribuiti).
I 950 voti che il PD riscontra in meno rispetto al 2008 erano già stati comunque perduti nel 2009 con il voto europeo e amministrativo. Infatti dalla tornata elettorale del 2009 il PD locale sembra contare su un elettorato fidelizzato formato da circa 2800 elettori (si veda il risultato delle europee e quello delle amministrative se consideriamo l’aggregato di PD e liste civiche “Miazzi Sindaco” e “Per Monselice”).

Due aspetti fanno riflettere in modo significativo. Considerando il delta fra consensi ottenuti alla Camera e al Senato è evidente che il Movimento di Grillo intercetta la fetta maggioritaria del voto giovanile (dei 900 under25 che hanno votato ben 450 ha scelto M5S). Il PD perde consensi fra Senato e Camera: vuoi per una fetta di cosi detto “voto utile” che ne ha rafforzato il posizionamento al Senato, di certo per un appeal inesistente nei confronti dell’elettorato più giovane. Un secondo elemento di valutazione è l’incapacità di generare consenso da parte di candidati del territorio, ai quali – si badi bene - non attribuisco alcuna responsabilità, ma che deve farci riflettere in modo serio anche su come abbiamo gestito la questione delle nostre parlamentarie (forse percepite più come una conta interna che come una reale volontà di dare la rappresentanza che il porcellum aveva sottratto agli elettori). Se guardiamo al voto di Este e Megliadino San Vitale (nella prima in posizione di eleggibilità il sindaco Giancarlo Piva, nella seconda la giovane Giulia Narduolo sicura di essere eletta alla Camera: le due vere novità presentate dal PD padovano oltre a Naccarato e Miotto) ci accorgiamo che questi due comuni non fanno notare alcuna preferenza particolare a vantaggio del Partito Democratico benché nessun’altra lista in quei due comuni presentasse candidature così localmente identificate. Gli elettori quindi premiano le liste che presentano candidati del territorio o progetti riconosciuti come più credibili ed autentici? La realtà è che ad Este come a Monselice nessuno conosce i candidati del Movimento 5 Stelle o i loro referenti locali eppure in entrambi i comuni sono diventati il primo partito.

A questo punto è ovvio che i ragionamenti da fare verso le prossime elezioni amministrative sono molteplici e che ci obbligheranno a scelte a mio avviso nuove per rispondere a questa domanda di rappresentanza che, anche in chiave locale, va interpretata con linguaggi, contenitori e contenuti diversi da quelli del passato.

***

Per quanto riguarda l'analisi della situazione nazionale, sono convinto che da un lato il PD abbia pagato pesantemente l'appoggio al Governo Monti - più di quanto non lo abbia fatto la coalizione di Berlusconi che (almeno) dalla sua aveva l'argomento di essere stato quello a quel governo ha staccato la spina -, dall’altro l'eccessiva timidezza nel voler rivoltare come un calzino la questione della cosiddetta casta (il famoso libro di Stella e Rizzo è del 2007: giova ricordarlo). Sono due argomenti collegati perché non vi è ragione alcuna per la quale in un momento in cui i cittadini sono costretti a dei sacrifici, avallati sebbene con tutti i distinguo dal PD, l’élite politica e quella dei redditi a sei zeri non siano nemmeno sfiorate da altrettanto pesanti modificazioni dei loro status quo.

Se poi guardiamo ai prossimi mesi ho l'impressione che - sempre se riusciremo a realizzare quelle riforme su cui chiediamo oggi l'appoggio del movimento di Grillo - i benefici di questo governo lampo li trarrà soltanto il movimento 5 stelle perché l'argomento sarà inevitabilmente sempre lo stesso e a ragione: “se non ci fossimo stati NOI GRILLINI i partiti non avrebbero mai fatto queste riforme”. E punto a capo. Il centrosinistra ancora una volta si assumerà la responsabilità di una crisi ancora più profonda per l'economia reale: quella che in questo 2013 colpirà ancora più nel vivo gli italiani. Così andremo al voto nel 2014 (sempre che si duri fino ad allora) con elezioni europee ed amministrative con le quali pagheremo la responsabilità di una situazione ancora drammatica per l’Italia e senza prendere alcun merito per le eventuali riforme istituzionali di cui avrà beneficiato il Paese e il movimento di Grillo.

Quel che succederà è ormai argomento di attualità. Vedremo nei prossimi giorni come saranno accolti dal Parlamento gli 8 punti proposti da Bersani (a dire il vero 8 capitoli che contengono molte proposte che rischiano di non essere ricordate). In ogni caso si andrà presto al voto (Monselice certamente con le amministrative del prossimo anno). La gente vuole partecipare: le primarie evidentemente non lo permettono abbastanza. Sono vissute come contese per la leadership ma non una relazione concreta e aperta con questi elettori speciali. Ha ragione chi dice che gli elettori delle primarie restano ogni volta un elenco chiuso in un cassetto ed è preoccupante che la maggior parte di essi nemmeno li conosciamo. Di fatto oggi risulta più aperto un movimento capeggiato da un comico esagitato con un blog e dei meet up in giro per il territorio che un partito che ha circoli attivi con sedi fisiche in quasi ogni comune d’Italia. Pensiamoci.  

Il problema non è che abbiamo sbagliato la campagna elettorale o il modello di comunicazione. Come ha detto Renato Soru durante il suo condivisibile intervento in direzione nazionale: o saremo in grado di cambiare decidendo definitivamente se vogliamo essere un partito di cambiamento e di innovazione o un partito conservatore (facendolo capire in modo univoco con le politiche che pratichiamo nei nostri territori), o ci faranno sparire.

Pierluigi Giaccarello
Segretario PD Monselice

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