16 dicembre 2012

Corso: «Una decisione dettata dalla crisi del mercato e non dai giudici»

E' la lettura che del caso Italcementi dà il sindaco di Baone, Francesco Corso, in prima linea insieme al collega estense Giancarlo Piva nei ricorsi contro il revamping. «Penso che questa decisione di Italcementi sia motivata dalla contrazione del mercato, arrivata al 50%, che non giustifica più un investimento da 160 milioni di euro» argomenta Corso. «Quanto al revamping, pensare che un progetto del genere potesse passare senza un dibattito voleva dire vivere sulla luna: Lunghi dà la colpa agli altri, ma credo debba farsi un esame di coscienza. Era un suo obbligo morale aprire al dialogo con il territorio, e forse avrebbe capito prima che il futuro per i cementifici non era così roseo». «Quel che è accaduto» sostiene anche Piva «è la conferma che l’incapacità di creare un vero tavolo di concertazione, come io chiedo da anni, ci porta a questo: che l’impresa decide quel che vuole quando vuole. Sono anch’io preoccupato per l’occupazione, è stata una miopia da parte del territorio non capire prima che il cemento non poteva essere il futuro».
«La notizia ha creato in tutti noi un sentimento di rammarico per quelle famiglie che da gennaio vedranno, come tante altre, purtroppo, il futuro più incerto» affermano i comitati “E Noi?” e “Lasciateci respirare” in una nota. «Nello stesso tempo, la prospettiva ha generato in buona parte della popolazione un sospiro di sollievo, tanto più conoscendo la spropositata quantità di inquinanti che è uscita dai camini della cementeria e che, nelle ultime settimane, ha reso l’aria irrespirabile». Per i comitati, dopo «60 anni di immobilismo», ora si apre un nuovo scenario: «Attivare opportune politiche di coinvolgimento concreto dei cittadini per generare forme di “patto civile” in grado di smuovere anche le realtà più arretrate a livello istituzionale e consentire di realizzare un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse in grado di guardare al futuro dei nostri giovani, potrebbe essere una nuova sfida da raccogliere. È necessario però un organismo composto da persone competenti e disinteressate che siano in grado di rispondere in modo innovativo ai bisogni della comunità e che abbiano la capacità di progettare un futuro diverso da quello che finora ci è stato proposto. Gli esempi per sviluppare nuove idee sono tantissimi, basta partire. Quelli che oggi accusano i Comitati e gli “estremisti ambientalisti” di non fare proposte, sono gli stessi che per oltre un anno hanno partecipato, assieme ai Comitati, ai vari momenti di riflessione e confronto promossi dalle comunità parrocchiali, dove percorsi, ragionamenti, opportunità per uno sviluppo diverso sono emersi in modo concreto».

dal Mattino di Padova

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