4 ottobre 2012

Province: pdl e lega non sanno governare

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Alessandro Naccarato (Deputato PD):
Lunedì 1 ottobre la Conferenza permanente della regione e delle autonomie locali del Veneto si è riunita per formulare la proposta di riordino delle Province prevista dalla legge n.135/2012 e ha scelto di non decidere e di lasciare tutto immutato. In sostanza Pdl e Lega, che hanno la maggioranza assoluta in Veneto, hanno rinunciato a riformare Province ed enti locali dimostrando così la propria incapacità di governo.
Dopo anni di proclami demagogici sul federalismo e sulla soppressione delle Province il Veneto perderà per l’ennesima volta l’opportunità di riformare le istituzioni locali e di renderle più snelle, più efficienti e meno costose.

In agosto il Parlamento, superando anni di chiacchiere inconcludenti sul federalismo, ha approvato la riforma in maniera definitiva, e da allora gli amministratori regionali hanno iniziato a inventare mille scuse e pretesti per non affrontare le questioni di propria competenza con il deludente risultato di rinunciare a decidere.
In estrema sintesi la riforma è articolata in quattro parti:
1) La legge n.214 del 22.12.2011 ha trasformato le Province in enti di secondo grado.
2) La legge n.135 del 7.8.2012 ha definito in maniera precisa le funzioni delle Province per eliminare sovrapposizioni con altri enti e i conseguenti sprechi. Le funzioni sono: pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, pianificazione dei servizi di trasporto pubblico in ambito provinciale, costruzione, classificazione e gestione delle strade provinciali, programmazione provinciale della rete scolastica e gestione dell’edilizia scolastica delle scuole superiori. Per comprendere alcune conseguenze pratiche della riforma basta pensare alla polizia provinciale e alle politiche culturali. Queste due funzioni venivano esercitate sia a livello comunale che provinciale con frequenti sovrapposizioni, invasioni di campo, gelosie e spesso sprechi di risorse pubbliche. Ora queste funzioni verranno esercitate soltanto dai Comuni.
3) La stessa legge n.135 ha stabilito le dimensioni territoriali (non inferiore a 2.500 kmq) e di popolazione minima (non inferiore a 350.000 abitanti) delle nuove Province riducendone in modo significativo il numero. Non è consentito alle Province che non hanno i requisiti minimi di raggiungerli con l’aggregazione di altri Comuni. Infatti i requisiti devono essere posseduti alla data di adozione della decisione del Consiglio dei Ministri: 20.7.2012. Questa norma serve ad evitare spostamenti artificiosi di Comuni nelle Province prive dei requisiti per sottrarsi alla riforma. Purtroppo la Regione Veneto, violando la norma, si è mossa proprio in questa direzione proponendo di spostare Scorzé in Provincia di Treviso e Vigonovo in Provincia di Padova.
4) Infine la legge n.135 ha finalmente istituito le Città metropolitane attuando la riforma costituzionale del 2001.
A fianco a questi provvedimenti si è avviato l’accorpamento delle funzioni dei Comuni più piccoli per favorirne la fusione.

Per il Veneto queste norme stabiliscono effetti semplici e immediati: la nascita della Città metropolitana di Venezia in sostituzione dell’attuale Provincia, gli accorpamenti della Provincia di Padova con quella di Rovigo e della Provincia di Treviso con quella di Belluno. Si tratta di scelte ragionevoli che, se ben gestite, possono migliorare i servizi nei territori interessati. La Regione avrebbe potuto decidere di governare questo processo e cogliere l’occasione per riorganizzarsi promuovendo con decisione interventi per investire i risparmi derivanti dalla riforma nelle zone con maggiori problemi, come quelle montane e di confine.

Alessandro Naccarato
Deputato PD

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