2 ottobre 2012

Nuove province, la Bassa rischia di passare con Rovigo

L’assessore regionale Ciambetti, che oggi firmerà la delibera che risponde all’invito governativo di tagliare le province... non tagliandone nessuna, giura che la Provincia del Basso Veneto non esiste. Che non ce n’è traccia nei documenti ufficiali regionali, che da Rovigo nessuno ne ha mai fatto parola, che è solo un grande equivoco nato da chiacchiere in libertà prese troppo sul serio. Talmente sul serio che oggi tanti Consigli comunali si riuniranno per deliberare che non ve vogliono sapere di un bislacco nuovo ente Rovigocentrico che ammucchi comuni smozzicati da quattro diverse province, privo persino di continuità territoriale (c’è un’isola formata da sei comuni della porzione sud dei Colli Euganei, un’altra veronese dei territori oltre Cerea lasciando però Legnago a Verona...).

Le deliberazioni. Questi Consigli comunali perderanno tempo? Speriamo di sì, ma non è scontato. La Regione Veneto ha infatti deciso di non decidere:ha accettato la città metropolitana di Venezia e ha elencato un sacco di buoni motivi per mantenere le altre sei province uguali a come sono adesso, trascurando la non trascurabile circostanza che il governo ha fissato parametri diversi da osservare e imposto il taglio degli enti che non li rispettano. La Regione passa quindi la patata bollente ai Tecnici di Monti e a Roma, con tanti pensieri che hanno, potrebbero essere capaci di prendere l’invenzione salva-Rovigo per buona.
Il precedente. Nella Bassa Padovana del resto già si è vissuta la decisione di cancellare un tribunale che funziona per aggregare il territorio con Rovigo invece che con Padova, e un’altra scelta che segua quel solco non sarebbe a questo punto un fulmine a ciel sereno. Ecco allora che un bel pacco di delibere comunali che invitino il governo a non prendere questa decisione potrebbe essere utile a orientare la scelta. Ed ecco anche perché vale la pena di raccontare ciò che sta succedendo e che in verità (ne riferiamo in basso), a non tutti dispiace.
105 comuni. La Provincia del Basso Veneto (in colore giallo nella cartina a lato, dove in blu sono i territori comunali dei capoluoghi delle province interessate, ovvero Rovigo, Verona, Vicenza, Padova e Venezia, oltre a Treviso) avrebbe un po’ di Padova, tutto il Polesine, qualche macchia di Veronese, un paesello vicentino e due veneziani. La proposta è stata illustrata in sede di Confrenza delle autonomie locali, allineando alle mucipalità rodigine 18 sottratte alla provincia di Verona, 35 a Padova e tre fra Vicenza (Orgiano) e Venezia. La lista dei Comuni indicati a formare il “Basso Veneto” è stata attinta dalla legge regionale 18/2012, documento redatto dalla Regione che nulla ha a che fare con l’istituzione o la soppressione delle province, ma che aveva diviso il territorio regionale in aree economicamente omogenee. Per questo motivo non dovrebbero transitare con Rovigo Este e Monselice (considerati capoluoghi, come Legnago e Chioggia), ma neppure Solesino, Ospedaletto e Saletto. L’elenco in realtà corrisponde a quello dei comuni transitati nella circoscrizione giudiziaria di Rovigo e questo lo rende meno “campato per aria” di quanto sembri.
La reazione. Ma la Bassa Padovana non ci sta a farsi assoggettare dal Polesine. Per questo i sindaci del territorio in tre soli giorni hanno messo in atto una mobilitazione massiccia contro la proposta di staccarsi da Padova. Ieri mattina, in municipio a Este, i sindaci dei quattro Comuni capi-mandamento (Este, Montagnana, Monselice e Conselve) hanno incontrato il presidente della Provincia di Padova, Barbara Degani, e l’assessore Domenico Riolfatto. «Ci siamo impegnati ad approvare una delibera in ogni Consiglio comunale» ha spiegato l’atestino Giancarlo Piva «che prende le distanze dall’istituzione del “Basso Veneto”. L’approveremo nei quattro consigli e poi la faremo portare anche nelle assemblee di tutti i Comuni più piccoli». Sabato il documento è stato presentato a Montagnana, ieri sera a Este (dove è stato convocato un consiglio d’urgenza), tra oggi e domani a Monselice e Conselve.
L’appoggio. «La Degani ha assicurato pieno appoggio in questa battaglia» continua Piva «L’impegno dell’ente provinciale è di investire risorse nel nostro territorio, in modo da renderci più forti e sempre più legati a Padova, non assoggettabili a realtà esterne». La paura dei sindaci della Bassa è che la proposta venga approvata per “analogia” con il riordino delle sedi giudiziarie: «Questa riorganizzazione ha portato ingiustamente il nostro territorio, assieme al Basso Veronese, verso Rovigo. Hanno già sbagliato una volta: non possiamo permettere che si sbagli ancora. Manca una logica a questa iniziativa, anche dal punto di vista geografico: si accorpano territori disomogenei, si escludono città importanti, manca una continuità fisica. Siamo alla follia».

dal Mattino di Padova

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