7 ottobre 2012

Legge anticorruzione, approvarla è interesse comune

Lo scandalo sull'abuso dei fondi pubblici che ha investito il Consiglio regionale del Lazio, e che si sta estendendo ad altre regioni, ripropone l'urgenza e l'attualità di approvare in tempi brevi la legge anticorruzione da mesi bloccata al Senato. Si tratta di un atto doveroso, quanto mai necessario per rispondere al clima di sfiducia diffuso nel Paese e superare la distanza tra cittadini e politica. Com'è noto, la norma contro la corruzione è stata approvata alla Camera il 14 giugno scorso grazie al lavoro decisivo dei deputati del Partito democratico e del governo Monti. In particolare il ministro Severino ha cancellato il testo di una precedente e inutile proposta del governo Berlusconi e ha messo la questione di fiducia per superare l’ostruzionismo di Pdl e Lega. Il provvedimento è quindi passato al vaglio del Senato dove rischia di arenarsi per le resistenze del centrodestra.
Eppure, dovrebbe essere interesse comune giungere subito all'approvazione definitiva di un provvedimento che rafforza gli strumenti per prevenire e contrastare la corruzione e aumenta i controlli e la trasparenza amministrativa. In particolare, il nuovo testo prevede un decisivo incremento delle pene per i reati contro la pubblica amministrazione e allunga i tempi per la prescrizione. Inoltre stabilisce il divieto di candidarsi a cariche elettive per chi ha riportato condanne definitive, anche con il patteggiamento, per reati di terrorismo, mafia, contro la pubblica amministrazione o ha subito condanne a più di tre anni per altri reati: così si previene alla radice la presenza nelle liste elettorali di soggetti coinvolti in pratiche e comportamenti illeciti. Sono estese le attività d’impresa per le quali è necessaria la documentazione antimafia. Viene inserito il nuovo reato di corruzione tra privati che riguarda anche le infedeltà nella redazione dei documenti contabili societari. La concussione per induzione diventa induzione indebita a dare o promettere utilità: un reato che punisce sia il pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio che induce il privato a pagare, sia il privato che dà o promette denaro o altra utilità. E’ introdotto il traffico di influenze illecite che sanziona chi sfrutta le sue relazioni con il pubblico ufficiale al fine di farsi dare o promettere denaro o altro vantaggio patrimoniale come prezzo della mediazione illecita. Oggi in Italia i fenomeni corruttivi si manifestano in varie forme e ambiti, dilagando dal mondo dello sport, a quello della politica, dell'impresa, del commercio. Tutto ciò causa un costo fisso per il Paese di circa 60 miliardi di euro all'anno. Anche per questo motivo bisogna procedere, rapidamente, all'approvazione definitiva della legge al Senato.

Alessandro Naccarato, deputato Partito Democratico Padova

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