22 ottobre 2012

La politica, i finanziamenti pubblici e il fund raising

In questi ultimi mesi abbiamo assistito al più forte calo di fiducia nella politica degli ultimi anni, una naturale conseguenza, non inevitabile, degli eventi che si sono susseguiti in questi anni (ma anche delle scelte dei cittadini elettori). Ad accentuare questo clima di ostilità senza dubbio ha avuto un ruolo la crisi economica: gli sprechi in una situazione di impoverimento generale delle persone diventa ancora più insopportabile.
Al centro della discussione sono quindi finite tutte le spese della politica: dagli stipendi degli eletti a quelli dei collaboratori, dai rimborsi elettorali a quelli per il risarcimento delle spese di trasporto. Bersaglio preferito sono stati i rimborsi elettorali: è giusto ridimensionarli ed è stato fatto, infatti sono stati dimezzati. E’ giusto che in un momento di difficoltà, quando le imprese chiudono e quindi gli imprenditori e i dipendenti finiscono sulla strada, anche i partiti seguando una via di maggiore austerità.
Ora l’Italia, per i rimborsi elettorali, spende pro capite meno di altri importanti paesi europei, con la nuova legge infatti ogni cittadino destina ai partiti 1,50€ l’anno contro i 2,46 della Francia, i 5,64 della Germania e i 2,84 della Spagna. Spendono meno i cittadini del Regno Unito con 0,15€ pro capite. Quindi sì, si può spendere ancora meno. Domanda, qual è la giusta misura? Ovvio, la soluzione perfetta non esiste, quindi la domanda è mal posta. Penso che la legge attuale, che oltre a ridimensionare fortemente i rimborsi li interrompe in caso ci sia la fine anticipata della legislatura, sia stata una decisione sensata. Perchè non penso sia il caso di ridurli a zero? Perchè difficilmente un finanziatore privato finanzia sedi, luoghi dove discutere pubblicamente, mentre molto più facilmente finanzia campagne elettorali: mi spiace ma credo che la politica sia discussione e che un partito, una struttura in cui discutere, fare elaborazione politica e proposta, sia importante. Non credo nei partiti ridotti a comitati elettorali. Significa che non accetto finanziamenti provati? No non sono un problema, se trasparenti. Non va bene quando, ad esempio, un cadidato in consiglio regionale dichiara di aver speso 1000E per la sua campagna elettorale, perchè così non è e quindi significa che ha speso soldi che non poteva dire di aver ricevuto, o non va bene quando le cene di raccolta fondi si fanno a porte chiuse.

Non fermiamoci però solo a quanto si spende, ma a come si spende: a parità di costi una cena o una sede locale dove discutere, un convegno dove approfondire alcune tematiche non sono la stessa cosa. Come sempre, una spesa lungimirante si chiama investimento, una spesa mal fatta si chiama spreco, e sono due parole diverse non sinonimi.

Federico Bettin
http://federicobettin.wordpress.com

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