12 novembre 2013

GOOGLE TAX : GRILLO SI RISCOPRE EUROPISTA E SCONFESSA I SUOI



E’ stata approvata in questi giorni la “google tax” ,così è stato rinominato il prelievo destinato a tassare i profitti realizzati in italia dalle società on line straniere proposto da Francesco Boccia (presidente della commissione bilancio della Camera) e Ernesto Carbone, entrambi deputati del Partito Democratico.                                                                                                                        

Ad approvarla sono andati anche i 78 deputati “5 stelle” nonostante la ferrea opposizione del Leader Beppe Grillo. Da ciò è nata l’ennesima polemica interna al movimento e al suo gruppo parlamentare,  colpevole di aver votato la proposta che, a detta di Grillo, sarebbe una palese violazione del trattato di Roma e del diritto di libero commercio nel territorio dell’unione.

Il leader 5stelle si riscopre quindi garante delle normative di quell’europa così a lungo e così pesantemente da lui attaccata, e a  rispondergli ci ha pensato lo stesso Boccia ribadendo che si tratta di una tassa basata sul principio di equità fiscale e produttiva. Secondo il presidente della commissione bilancio anche imprese che molto hanno contribuito a cambiare i nostri tempi come Google o Facebook hanno comunque il dovere di pagare le tasse nei paesi dove operano, e inoltre tale prelievo permetterebbe una riduzione delle tasse sul lavoro.
Concludendo si rivolge direttamente a grillo chiedendogli di spiegare perché Google dovrebbe essere un’impresa privilegiata rispetto a quelle italiane, e  a riguardo della presunta illegalità di tale prelievo :” La Web tax non è illegale. Diventerà presto illegale fare i furbi con il fisco, anche tramite il mouse tanto caro al leader del M5S”

Una polemica sorta in conclusione intorno a una inusuale posizione di Grillo che si rivela essere pronto a sconfessare i “suoi” parlamentari pur di garantire il diritto delle multinazionali del “click”  di pagare le imposte in paesi dell’unione europea con una pressione fiscale di gran lunga inferiore come Irlanda e Lussemburgo; diritto che i parlamentari 5 stelle non sembrano cogliere allo stesso modo.

A.N.

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