22 ottobre 2013

La frana non si ferma: il colle di Monselice si sgretola ancora


MONSELICE. La stagione delle piogge sta per ricominciare. Ma la Rocca, nel frattempo, non ha mai smesso di sgretolarsi. Sette mesi dopo l'emergenza frane che ha flagellato in ben nove punti il colle e costretto tre famiglie a restare fuori di casa per due mesi, oggi le case possono dirsi in sicurezza. Quasi un milione di euro la cifra spesa per le reti di protezione. E tutto il resto? Niente valli anti-massi, niente manutenzione del verde. Nessun intervento sulle frane in cava della Rocca. Per la completa messa in sicurezza, mettendo in salvo e consolidando anche la cinta muraria del mastio federiciano, servirebbero altri soldi. Tanti, nell’ordine dei quattro milioni di euro.

Ma per la Regione l'intervento è ormai concluso così. Nel frattempo, pezzo a pezzo, la Rocca continua a venir giù: gli ultimi massi si sono staccati con le piogge di una decina di giorni fa. Adesso, a proteggere l’abitazione della famiglia Bizzaro (quattro residenti, tra cui un’anziana inferma e una disabile), c’è un’imponente barriera in rete, sostenuta da tiranti di acciaio, che si estende per un centinaio di metri sopra la loro abitazione e le vicine aziende. Un ostacolo alto circa quattro metri, deformabile, capace di fermare i sassi che dovessero ruzzolare giù dal monte prima che arrivino sul tetto degli edifici sottostanti. Sul vasto fronte di frana che sta sopra, invece, gli interventi si sono limitati a una sommaria bonifica dal materiale terroso instabile. Solo su una piccola porzione dal lato di cava della Rocca, sotto la cortina muraria, è stata posizionata una rete contenitiva.

Tutto il resto è ancora esposto. Un fronte che rimane in movimento: guardandolo da via Galileo si nota che in tre punti, verso San Tomio, al centro e verso cava della Rocca ci sono stati smottamenti recenti, con le piogge delle ultime settimane. Ma quel che colpisce ancora di più è lo stato di abbandono di quello che una volta era un vallo naturale, un percorso qualche decina di metri più in alto delle case, infossato, che permetteva di bloccare i massi in discesa. Qui nessun intervento di manutenzione è stato fatto, tanto che i sassi appena caduti si sommano a quelli venuti giù negli anni passati e coperti dal muschio, che hanno praticamente riempito il vallo. La vegetazione è selvaggia, in certi punti si deve procedere quasi carponi: eppure fino a una decina d’anni fa questo era un percorso usato per le passeggiate.

Con i recenti lavori, nessuno ha messo mano alla sistemazione del verde, magari con piantumazioni ad hoc nei punti necessari e rimuovendo invece gli alberi che rischiano di essere pericolosi. Sul fronte nudo della frana, se ne vedono a decine con i tronchi ormai inclinati: quando cadranno, rischiano di portarsi dietro pezzi di roccia. Va meglio invece sul fronte più ad est, quello sopra San Tomio e l’abitazione delle famiglie Stanco e Forzella. Qui la ditta di Bolzano incaricata dalla Regione Veneto ha realizzato un’altra rete paramassi, disposta in tre blocchi alternati che dovrebbero garantire anche da eventuali rimbalzi, per un totale di circa 200 metri. Un’ulteriore barriera è addossata alla roccia nel punto più alto della parete, proprio sotto la cortina muraria, che qui è ormai letteralmente a filo del precipizio. I residenti poi attendono ancora un intervento della Regione per la frana che tre anni fa ha interessato la strada di accesso alla loro abitazione. Adesso che l'emergenza, almeno per le case, è risolta, bisognerà ricordarsi di fare la manutenzione anche alle reti. Sulla frana di via San Martino ne sono state messe di nuove: si fossero tenute bene quelle che già c'erano, i residenti non si sarebbero visti i massi crollare in cortile.

di Francesca Segato

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