24 gennaio 2013

Il PD: «Vogliono nascondere le cause dei morti da tumore»

Un altro colpo all’eccellenza della sanità. Il registro veneto dei tumori è stato spostato dallo Iov di Padova alla Ulss 4 dell'Alto Vicentino. Una decisione che cozza con il buon senso, perché lo Iov è stato riconosciuto come Ircs e chi fa ricerca non può prendere l’auto e fare 60 km per spostarsi da Padova a Thiene: così le analisi epidemiologiche si bloccano. «La sensazione è che si sia voluto intervenire per non far funzionare bene questa macchina» spiega il senatore Pd Felice Casson, «forse il timore è che si scoprano i nessi di causa delle morti da tumore». Le parole di Casson nascono dall'esperienza maturata negli anni dall'ex magistrato. «Quando, in passato, ho avuto contatti con il registro tumori ho appurato che funzionava molto bene. Fino al 2006 i dati raccolti erano molto ampi e la gestione del registro era soddisfacente tanto che il Veneto era tra le migliori regioni a livelli nazionale. Il registro aveva raccolto dati ed elaborazioni molto interessanti e per certi versi pericolose: fornivano infatti indicazioni abbastanza precise».
Cosa fare con queste informazioni? Due le strade: utilizzarle in ottica preventiva o accertare cosa era successo, anche in vista di responsabilità civili e penali. «Quando abbiamo cercato notizie più approfondite sui focolai di questi processi tumorali è stata alzata una barriera avanzando la scusa, assolutamente infondata, della privacy. Ma forse i dati sull'inceneritore di Venezia e su Ca' Bue a Verona contrastavano con alcuni desideri della gestione politica. Non si capisce davvero perché una cosa che funziona venga messa a repentaglio». E che funzioni lo dimostrano i dati esposti dal deputato Alessandro Naccarato: «Il Veneto vanta una struttura di primo ordine con due milioni e 300mila abitanti coperti» spiega, «a fronte di un rapporto tra operatori e abitanti di uno a 200mila, mentre nelle altre regioni scende a uno a centomila. Nonostante questo siamo un'eccellenza e non possiamo perdere questo fiore all'occhiello». Il Partito Democratico ha schierato a difesa dello Iov e del suo registro tumori tutti i big veneti. Compresa la parlamentare Margherita Miotto che ricorda come da pochi mesi i registri tumori italiani abbiano un riconoscimento giuridico del loro valore grazie alla conversione del decreto legge 179 del 18 ottobre 2012. «Come sempre come Pd facciamo da stampella all'incapacità del governo. Senza contare che lo studio e la prevenzione dei tumori, la seconda causa di morte in Italia, possono essere un volano per la ricerca e di conseguenza per l'economia. Bene fanno i consiglieri regionali a sollevare la questione in regione». E proprio ieri i consiglieri Piero Ruzzante e Claudio Sinigaglia hanno ribadito il loro impegno per contrastare il trasferimento del registro dallo Iov. «Non è il registro che non funziona, è la filiera» spiega Ruzzante, «e con il trasferimento rischiamo che si perdano l'autonomia delle strutture o addirittura personale qualificato, che non si sposta da Padova all'Alto vicentino». «Il registro tumori è anche ricerca scientifica» conclude Sinigaglia, «che porta a termine proprio lo Iov. Da parte nostra c'è una forte preoccupazione: il registro tumori deve restare a Padova, dove ha sede lo Iov che si occupa solo di malati oncologici».

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